Mal minore la pillola preventiva

Caro direttore, come cristiano senza pulpiti e altari ma attento studioso di teologia, mi rivolgo a lei per evidenziare le contraddizioni presenti nelle condanne dei politici cattolici pronunciate dal cardinale Bertone sui temi della natalità e dell’aborto. La prima e più vistosa consiste nella posizione giuridica del cardinale che è presidente del consiglio di amministrazione dell’ospedale Galliera dove in un giorno della settimana, la chirurgia abortiva è praticata da operatori esterni non obiettori. Ne consegue che l’obiezione di coscienza fatta da infermieri e medici dovrebbe essere fatta anche dal presidente, almeno in due direzioni: dimissioni o trasformazione in ospedale unicamente privato con rinunzia ai finanziamenti di uno Stato che ha immesso nelle sue leggi l’interruzione della gravidanza. Inoltre questi prelati mentre dichiarano un male minore la legge abortista, non fanno lo stesso per pillola preventiva o successiva. Tra questi mali qual è il minore? Si tollera l’interruzione chirurgica e si condanna con enfasi le pillole e gli anticoncezionali? Il dotto canonista ha lucidamente individuato il bruscolo, si fa per dire data la gravità della materia, nell’occhio di qualche politico regionale (e perché non dei presidenti cattolici della Repubblica Italiana quando firmarono la legge?). Ma la trave della presidenza dell’ente rimane nel suo occhio... Chi è senza peccato scagli la prima pietra. Meno grave è la posizione dei semplici laici sempre muti nelle assemblee ecclesiali ma responsabili ed esperti nelle cose temporali e politiche. Il cardinale Ratzinger vinse la battaglia per far uscire i preti dai consultori tedeschi a causa delle pratiche abortive quasi automatiche. I prelati italiani non l’hanno imitato, ma sproloquiano di cose che leggono, e male, nei testi papali (note papali ma per nulla infallibili)) della cosiddetta «dottrina sociale», che non è né di fede nè di opere, né di esperienza, né di Vangelo. Sarebbe ora che si occupassero della vita soprannaturale di cui nulla più dicono e sanno, e preparassero i chierici servitori del popolo regale di Dio a un libertà senza privilegi. Ora et labora.

Ma i laici cristiani e non cristiani dovrebbero richiedere tale abbandono di privilegi in nome dei loro doveri statuali, senza i servilismi clericali di cui siamo stati infestati per decenni. Ma il clero concordatario eviti le grida ipocrite mentre vive alla corte di Erode, tra i poteri e i denari di Cesare.

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