Mal di pancia a sinistra Che delusione l’abbraccio tra Obama e Berlusconi

Caro Direttore,
l’altro giorno, mentre vedevo e sentivo la rassegna stampa su Sky, per un attimo sono trasecolata, non ci volevo credere, tant’è che, andando al lavoro, sono passata presso un’edicola e ho voluto rendermi conto di quanto avevo appena visto scorrendo rapidissimamente La Repubblica (non l’ho comprata, badi bene, le ho solo dato una fugacissima occhiata!). In prima pagina, come lei ben saprà, un articolo riguardante la visita del premier negli Stati Uniti cominciava così: “È triste dirlo, ma la visita di Berlusconi a Obama è andata bene... ”. Dunque, il giornalista-segretario del Pd che ha scritto questo articolo sull’esito della visita era veramente dispiaciuto. Mannaggia, accidenti, è andata bene! E se lo dice uno così, vuol dire che, come minimo, è stato un trionfo! Non ho proseguito nella lettura, ma poi ho anche pensato, divertita, a cosa avrebbe scritto sul fatto che Berlusconi abbia accettato di mandare altri 500 carabinieri in Afghanistan e di prendersi pure tre prigionieri di Guantanamo nelle nostre carceri. Perché il soggetto non deve che scriverne bene, data che è stata una richiesta fatta dall’imprescindibile, onnipotente, entusiasmante, illuminato Obama. E se, invece, l’avesse fatta Bush, a quest’ora, come minimo, tutti i vari pacifisti e angioletti che stanno all’opposizione avrebbero fatto subito un corteo con bandierine arcobaleno, fischietti e cartelli inneggianti a quei “guerrafondai” americani.
È vero, caro giornalista-segretario del Pd, è proprio triste che un giornale italiano sia dispiaciuto perché un leader politico importante e potente come quello degli Stati Uniti sia contento di avere come Paese alleato e amico uno Stato come l’Italia. Per conto mio, è triste che esistano delle persone così, che godono nel vederci derisi e sbeffeggiati dagli Stati esteri, solo per il fatto che Berlusconi è il presidente del Consiglio. L’Italia di Berlusconi, per questa gente, è da cancellare. È un insulto, qualcosa che merita l’invasione straniera. Berlusconi, eletto democraticamente, è diventato l’uomo da abbattere a tutti i costi. Quanti intolleranti ci sono in giro.
Caro direttore, tutta la mia solidarietà per non aver potuto presentare il suo libro, se si fosse chiamato Cesare Battisti, scommetto che non avrebbe detto niente nessuno.
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Cara Susanna, lei deve anche capire chi aveva scommesso sull’antipatia di Obama per Berlusconi. Poverini. Sono tutti delusi. Traditi. Sconfitti. Hanno scoperto che il presidente nero non è stato eletto dagli americani per salvare l’Italia dal Cavaliere, questo personaggio che ha commesso un grande peccato, imperdonabile: è popolare, prende voti, vince, e governa. È dal 1994 che questa gente sta facendo di tutto per buttare giù Berlusconi. Lo odiano, in modo viscerale, metafisico, culturale. E nel nome di questo odio spacciano per libertà civile il loro sentimento antidemocratico. Pensavano che Obama fosse come loro. Avevano già girato il film. Berlusconi arriva alla Casa Bianca e il presidente nero, elegante, aristocratico, lo accoglie con una ruga di fastidio. Freddo, scostante, infastidito.

Sognavano una visita breve, formale, distaccata. E invece no. Il presidente degli Stati Uniti ha parlato con Berlusconi a lungo, trattandolo come un alleato di primo piano. Li compatisca. Anche questa volta il loro piano è fallito.

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