Come al solito su queste pagine, prima il retroscena, poi la scena. E, come al solito su queste pagine, solo il teatro e non il teatrino. Di tutto ci si può accusare, ma non di falsificare la realtà. Si può legittimamente contestarci e, soprattutto, contestare le mie idee, ma non si può dire che non diamo voce a tutti.
Quindi, ecco i fatti. Non cè niente come gli articoli sulla guida di Confindustria Genova capace di scatenare reazioni. Ogni volta che ne scrivo, chiama qualcuno: industriali e semplici lettori, ognuno a dire la sua. Ad esempio, laltro giorno abbiamo coperto lintero arco costituzionale delle reazioni: il nostro carissimo lettore Luciano Ardoino ha preso carta e penna per raccontarci che lui Vittorio Malacalza lo conosce bene e che gli parrebbe la persona giusta al posto giusto alla guida degli imprenditori; linfaticabile Mario Lauro ha mandato una mail per ironizzare sulla passione di industriali e giornalisti per una carica che pesa poco come quella del leader di Confindustria Genova; mentre unanonima e cortesissima «lettrice dal primo numero, ora ex per colpa della vostra presa di posizione sugli industriali» ha contestato con forza la nostra presa di posizione pro-Malacalza. Come sempre, lho subito invitata a intervenire nel dibattito - anche perchè, in questo come in qualsiasi tema, il dibattito arricchisce tutti - e soprattutto perchè trovare una persona a Genova che difendesse in tutto e per tutto loperato del presidente uscente Marco Bisagno era una situazione talmente rara che occorreva prendere la palla al balzo. Così come sarebbe stato bello sentire il parere di chi pensa che, negli ultimi anni, Confindustria Genova abbia pesato sul serio nel dibattito politico, sociale, o forse anche semplicemente industriale della città. Insomma - a parte il fatto che mi sembra un po eccessivo lasciare un giornale per unidea non condivisa, soprattutto se è lo stesso Giornale che dà voce a tutti - avrei portato subito la signora al Wwf, per tutelare una preziosa specie in via destinzione. Non lo dico io, lo dicono i sondaggi degli ultimi giorni: il 90 per cento di piccoli e medi imprenditori si sarebbe espresso a favore della candidatura di Malacalza e alcune categorie sono addirittura unanimi.
Per quanto ci riguarda, noi non siamo a favore delluno o contro laltro, non è il nostro mestiere. Non facciamo parte di sistemi di potere, per cui preferiamo un presidente allaltro, perchè uno è più bello o perchè Malacalza è genoano e Bisagno doriano. Semplicemente, abbiamo invitato tutti a mettere le carte in tavola, in modo che si discutesse di modelli di sviluppo alternativi e non di persone più o meno simpatiche ad altre persone. Dopo che abbiamo fatto questappello, Malacalza ha espresso il suo parere.
Proprio per questo, nel silenzio del presidente uscente (imprenditore portuale, capace di fare benissimo con i suoi cantieri Mariotti, ma non è di questo che si discute) a livello ufficiale su tutta la vicenda, abbiamo apprezzato moltissimo la discesa in campo di Vittorio Malacalza. La cui storia personale dimostra che non ha certo bisogno del pennacchio di Confindustria Genova per essere un grande imprenditore.
La candidatura Malacalza è stata un sasso in uno stagno limaccioso per chiedere altri nomi in campo, per far vincere il migliore, per contare i voti e per far uscire le scelte da stanze chiuse e segrete. Una scelta di democrazia. Portata avanti con uneducazione, uno stile e una generosità che sono luomo.
Poi - secondo me, ci mancherebbe - Malacalza potrebbe aiutare Confindustria Genova con un progetto di sviluppo complessivo della città che certo non potrebbe prescindere dal porto, che è il suo core business. Ma nemmeno dallattenzione al mondo dellindustria ex Iri, che è la maggior fonte di lavoro a Genova e che sarebbe non solo sbagliato, ma criminale dimenticare.
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