Cronaca locale

Malato di gioco, il giudice lo affida al tutore

Non è un giocatore accanito. Peggio. Implacabile nei confronti del suo conto in banca e ostinato fino a ridursi sul lastrico Sergio (nome di fatasia), 46 anni, per poter giocare alle macchinette del bar prima si è venduto la casa, poi ha lasciato il lavoro per avere a disposizione la liquidazione da trasformare in cumuli di monete da bruciare ogni giorno. E la testa sempre là sui jack pot e le slot machine sotto casa. Sergio è una delle migliaia di persone affette da ludopatia e rovinate dal gioco. Ora in suo soccorso è arrivata la magistratura che con un decreto immediatamente esecutivo ha nominato per l'uomo un amministratore di sostegno. Sergio equiparato alla stregua di «persona disabile incapace di compiere le proprie scelte» vivrà per due anni (prorogabili) sotto l'occhio vigile di un tutore. L'amministratore dovrà seguire un percorso con Sergio, per «fargli riacquistare la propensione al risparmio, vigilando su come vengono investiti e spesi i soldi ed imponendo soglie limite di spesa: settimanali e mensili», scrive il giudice Giuseppe Buffone nel decreto. Intanto dovrà assisterlo nelle attività quotidiane, tipo accertarsi che vada al lavoro e non al bar. Poi dovrà sospendere bancomat e carte di credito al fine di garantire un minimo risparmio coattivo: settimanalmente, Sergio riceverà la somma di 200 euro. Di questi soldi dovrà dar conto al tutore di come li spende attraverso scontrini e ricevute fiscali. L'amministratore avrà diritto in ogni momento di controllare l'estratto conto. Mensilmente, la somma massima sarà di 800 euro. Ulteriori prelievi dovranno avere motivazioni scritte alle quali seguirà l'onere della prova. A spingere Sergio verso una soluzione così drastica era stata la sua lucida consapevolezza di «non avere una buona capacità di gestione del denaro». Così aveva detto al giudice chiedendo il suo aiuto. La valutazione medico-legale disposta dal Tribunale aveva fugato ogni dubbio, diagnosticando «una dipendendenza da gioco devastante per la sua vita». «Il caso di specie non fa capo ad un classico soggetto incapace o inficiato nell'intelletto da disturbi più o meno intensi della personalità - spiega il giudice Giuseppe Buffone - ci troviamo di fronte invece a una specifica ipotesi di dipendenza da gioco, una ludopatia. Tuttavia l'amministrazione di sostegno è sicuramente misura adeguata ed, anzi, da consigliare. Va ricordato che secondo l'Organizzazione mondiale della Sanità sono circa un milione e mezzo (il 3% della popolazione) gli adulti a rischio ludopatia, trattandosi di un fenomeno in costante incremento». Le cause possono essere molteplici. «Ma se si considera che il fattore che stimola la ludopatia è l'offerta di gioco, è facile intuire come colui che ne soffra sia oggi esposto a un rischio costante: presso ogni esercizio commerciale bar e tabacchi sono in vendita giochi e scommesse, anche di facile accesso. E manca, allo stato, una Legislazione che incida, in modo diretto, sul contenimento delle ludopatie», conclude il giudice. Sergio oltre a non poter avere accesso liberamente ai propri guadagni dovrà sottoposrsi anche a sedute di psicoterapia. Ogni sei mesi il tutore dovrà stendere una relazione sugli eventuali progressi e sottoporla al giudice.

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