Il trattamento della malattia di Crohn fa uno straordinario passo in avanti. Adesso questa patologia infiammatoria cronica dellintestino, fortemente invalidante e che riguarda soprattutto giovani adulti, ma anche bambini e adolescenti (oltre 100mila le persone colpite in Italia e circa 2mila le nuove diagnosi ogni anno) può finalmente essere fermata nella sua evoluzione. La chiave di volta è il trattamento precoce con farmaci biologici, subito dopo il fallimento della terapia con steroidi. Lo rivela un importante studio internazionale definito Sonic (Study of biologic and immunmodulator naive patients in Crohns) con più di 500 pazienti arruolati in Stati Uniti, Europa e Israele e fresco di pubblicazione sulla prestigiosa rivista scientifica New England Journal of Medicine.
«Lo studio Sonic ha dimostrato che la malattia si può e si deve fermare, cambiando lapproccio terapeutico e intervenendo con infliximab, da solo o in associazione con azatioprina, il più precocemente possibile, immediatamente dopo aver posto diagnosi e subito dopo un insuccesso con la terapia steroidea», spiega Silvio Danese, responsabile del Centro per la ricerca e la cura delle malattie infiammatorie croniche intestinali Irccs Istituto Humanitas di Rozzano (Mi). «Oggi possiamo affermare che luso sempre più precoce di questo farmaco biologico, da solo o in associazione, nei pazienti con una forma da moderata a grave, può essere la strada giusta da percorrere». I risultati incoraggiano: il 70 per cento di remissioni nei pazienti trattati e guarigioni della mucosa nel gruppo con lesioni endoscopiche e malattia con elevati livelli di proteina C reattiva.
Remissione della malattia e guarigione della mucosa sono esiti importantissimi per il paziente. Che indubbiamente migliorano la qualità di vita e possono portare a straordinari vantaggi come meno ospedalizzazione, ridotto ricorso allintervento chirurgico, alle indagini strumentali e alle visite di controllo. E produrre anche benefici economici per la Sanità.
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