RomaGli sprechi del servizio sanitario nazionale valgono oltre 13 miliardi di euro nel 2009. Una cifra enorme, quasi una piccola manovra, che emerge dal nono Rapporto ospedali e salute curato dallAiop, lassociazione ospedalità privata. Si tratta dunque di unanalisi di parte ma va pure precisato che i dati arrivano dagli stessi ospedali e sono stati poi rielaborati da Ermeneia. In molti casi basta il modo confuso e poco trasparente in cui sono redatti molti bilanci a denunciare la pessima gestione del denaro pubblico. Come si è arrivati allallarmante cifra di 13 miliardi? Lo spiega il curatore dellindagine Nadio Delai, presidente di Ermeneia: i finanziamenti pubblici per la gestione ordinaria incassati dagli ospedali sono stati messi a confronto con la stima del valore economico delle prestazioni erogate, stima basata sugli oramai tristemente famosi Drg, che fissano i costi standard di ciascuna prestazione. Il primo dato che balza agli occhi è sempre quello delle differenze tra regione e regione. Gli sprechi sono presenti ovunque ma con differenze abissali.
Primati negativi per due regioni commissariate. Alla Calabria il peggior risultato in percentuale: spreca il 46,4 per cento delle risorse, pari a 655,9 milioni di euro, e fa anche peggio dellanno precedente nonostante il commissariamento. Nel Lazio la percentuale è del 41,3 pari in questo caso alla maggior cifra in assoluto: un miliardo e 900 milioni di euro. Unica nota positiva è che è stata invertita la tendenza perché lanno precedente lo spreco era stato del 43 per cento. Primato positivo per il Veneto che comunque disperde il 17,2 delle risorse pari a 664,9 milioni. Perde il podio di regione più virtuosa la Lombardia che spreca il 19,3, oltre un miliardo di euro, contro il 16,9 dellanno precedente. Per la prima volta sono finite sotto esame anche le regioni a statuto speciale che riservano spiacevolissime sorprese. Intanto la media della perdita qui sale al 36,1 contro il 27,9 delle «sorelle» a statuto ordinario. Un bel record per la Sardegna con il 41,8 di sperpero, pari a 594,6 milioni di euro e per la Sicilia con una percentuale più bassa, 37,8 ma con una ragguardevole cifra assoluta di un miliardo e 529, 2 milioni di euro.
Perché si disperdono tante risorse? Le risposte sono tante e complesse ma sicuramente il primo problema da affrontare è quello del modo in cui vengono redatti i bilanci delle aziende ospedaliere che sono «opachi» poco trasparenti. Negligenza e malaffare incidono sui conti che diventano difficili da decifrare anche se alcune anomalie risultano evidenti. Ad esempio un ospedale con 20 posti letto e 300 amministrativi. Oppure quella struttura che ha 27 cuochi ma non una cucina.
Tra le cause dello sperpero, afferma Delai, ci sono sicuramente gli eccessi: di personale, di primariati (patologia più diffusa nel Lazio), di emigrazione, ovvero pazienti che scelgono di curarsi in altre regioni facendo così lievitare i costi. Altro elemento negativo tipico delle strutture pubbliche è lo scarso sfruttamento dei macchinari. Sofisticatissime Tac acquistate a colpi di milioni che vengono utilizzate per due o tre ore al mattino ed in alcuni casi neppure tutti i giorni con la conseguente levitazione delle liste di attesa. Per capire dove andare a colpire gli sprechi può esser utile confrontare due regioni del Nord: il virtuoso Veneto e il più sprecone Piemonte, 28 per cento di risorse disperse pari a 937,9 milioni di euro. Il Veneto vanta un costo per posto letto annuo di 271,7 migliaia di euro contro quello di 360,6 del Piemonte.
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