Roma - «La controriforma delle pensioni frutto dell’accordo notturno tra governo e Cgil, Cisl e Uil (escludendo i rappresentati delle organizzazioni dei datori di lavoro) si configura come un vero e proprio imbroglio. Un maledetto imbroglio: costoso, iniquo e che ci porta fuori dall’Europa». Impietoso e duro il giudizio di renato Brunetta, economista, esponente di Forza Italia, che spiega: «Costoso, perché rinvia a data da destinarsi l’applicazione dei coefficienti di trasformazione e su questo scassa definitivamente la riforma Dini del 1995. Costoso, perché il meccanismo di innalzamento di un anno (58 anni a partire dal 1° gennaio 2008) combinato con il sistema delle quote (da quota 95 a partire dal luglio 2009 fino a quota 97 nel 2013) distrugge quasi completamente i risparmi della Maroni-Tremonti (lo scalone) appesantendo i bilanci previdenziali ben di più del miliardo di euro l’anno di cui parla Prodi per almeno 10 anni (stiamo facendo i conti)».
«Iniquo - aggiunge Brunetta - perchè per rispondere alle pressioni di categorie e gruppi alla ricerca di comode rendite di posizione, ripropone le differenziazioni all’interno del mondo del lavoro cristallizzando privilegi e oneri, vanificando proprio lo sforzo di armonizzazione che era uno degli obiettivi cardine della riforma Dini del 1995.
Un imbroglio costoso, ma che finisce per scontentare tanto la sinistra comunista, post-comunista, neo-comunista, verde-comunista che di fatto viene presa in giro da meccanismi barocchi a sostituzione del famigerato scalone e contemporaneamente distrugge, come dicevamo, la stessa legge Dini del 1995 smontandone i capisaldi. Il tutto - conclude l’esponente azzurro - con oneri insopportabili per la finanza pubblica e fuori dalla convergenza europea».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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