Ultimora per gli habitués dei voli da Malpensa verso Barcellona, Copenaghen, Francoforte, Lisbona, Londra, Madrid, Malaga, Minsk e Stoccolma. Queste tratte europee sono cancellate. Nuovi tagli firmati da Alitalia. Risultato? Lhub di Malpensa perde la sua valenza di porta dEuropa.
Lo rivela la Fit-Cisl lombarda che definisce «sciagurata» questa scelta: «Se la quantità dei collegamenti resta pressocché invariata - da 150 a 134 tagli -, peggiora la qualità dei voli soppressi». E il pensiero di Dario Balotta, segretario confederale, corre alla già prevista cancellazione di sedici tratte intercontinentali «con laggiunta di Beirut e Buenos Aires». Dimagrimento con notevoli ricadute sul numero dei passeggeri in transito - stima di una perdita nellordine dei sette milioni annui - che quindi colpisce persino tratte europee, «nove capitali soppresse nel piano dellad Prato che priva Malpensa non solo del suo naturale ruolo di aeroporto di transito intercontinentale ma anche continentale».
In compenso, rivela una nota della Fit-Cisl, saranno mantenute otto destinazioni che, in prima battuta, Alitalia voleva cancellare: Bolzano, Catania, Napoli, Palermo, Perugia, Pisa, Trieste e Venezia. Ma, attenzione, «il collegamento con Roma viene dimezzato, passando da sei a tre voli giornalieri». Decisioni che, parola di Balotta, «rafforzano lo scalo di Fiumicino con danni incalcolabili per il ricco mercato del nord Italia e il tutto avallato dal governo Prodi». Scenario alla vigilia della trattativa Alitalia con il nuovo acquirente, che inizierà il 20 novembre, e che «non difende gli enormi investimenti pubblici realizzati per Malpensa» e, soprattutto, mette in discussione «tremila posti di lavoro nel settore aeroportuale».
Motivi che negli scorsi giorni hanno spinto i sindacati confederali a promuove «uno sciopero regionale del trasporto aereo per il prossimo 22 novembre»: «Ventiquattrore di fermo non per una difesa campanilistica di Malpensa bensì per sostenere lo sviluppo del trasporto aereo del Nord secondo logiche di mercato e non politiche». In sostanza, continua Balotta, «il governo deve dire la sua e non può chiamarsi fuori, deve assumere la titolarità delle iniziative e bloccare quella polpetta avvelenata che è il piano industriale di Alitalia».
gianandrea.zagato@ilgiornale.it
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