Malpensa, i precari in rivolta fanno causa

Cento stagionali chiedono di riavere il posto: "Siamo stati lasciati a casa, ma il lavoro c’è". A giugno forse rientrano i cassintegrati. I sindacato contro la Sea anche sugli "straordinari selvaggi". Appello di Palazzo Marino al governo per rivedere gli accordi sul'hub

Non è un passo indietro. E forse nemmeno uno spiraglio. Ma sulla questione del risarcimento milionario chiesto da Sea ad Alitalia, il presidente Giuseppe Bonomi è possibilista: «Se ci venisse formulata una proposta, la valuteremo. Alitalia non è più il nostro vettore di riferimento dallo scorso 30 agosto».
L’ipotesi di ritirare il ricorso è ancora lontana. Ma se gli accordi bilaterali dovessero essere rinegoziati, se ne potrebbe anche parlare. Su un punto sono fermi sia Bonomi sia il sindaco Letizia Moratti, azionista di maggioranza di Sea: unica condizione per rinunciare alla causa è dare precise garanzie a Malpensa.
Soprattutto ora che sono partiti i preparativi per l’Expo e che la Lombardia non può proprio più fare a meno di un hub. Se lo scalo lombardo non dovesse tornare a lavorare a pieno ritmo e se dovesse cedere il passo a Fiumicino, allora niente trattative. Ma un muro. E una richiesta pesante, per non dire astronomica, che, in caso di vendita di Alitalia ad Air France, dovrebbe essere sostenuta per intero dalla compagnia francese. Sea chiede un rimborso che equivale a dieci volte tanto quello che la i francesi sarebbero disposti a mettere in campo: 1,25 miliardi di euro.
La decisione di chiedere un risarcimento di una portata del genere non è certo stata presa a cuor leggero.

Si sono fatti conti su conti per determinare l’ammontare del danno economico per Malpensa e per stabilire quanto far pagare ad Alitalia le promesse disattese sullo scalo lombardo, dopo le garanzie sulla sua trasformazione in hub internazionale. Nessuno ci sta a trovarsi in mano con un pugno di mosche anche se Malpensa andrà avanti facendo a meno di Alitalia.

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