Meno di un minuto. È quanto è bastato alla torre di controllo di Malpensa per segnalare all’aereo in arrivo che c’era «qualcosa» sulla pista e quindi di sospendere le procedure di atterraggio. Il «qualcosa» era l’auto di un medico di servizio ai terminal, entrata per sbaglio sulla pista «35 destra». Recuperata la vettura smarrita, riattivato il radar di terra, spenti i segnali di allarme, il velivolo ha potuto atterrare regolarmente con una decina di minuti di ritardo. Nessun pericolo comunque per i passeggeri: quando è scattato l’allarme, l’aeromobile si trovava ancora in fase di avvicinamento a circa 2 miglia dalla pista.
Malpensa con i suoi 70mila tra dipendenti e passeggeri in arrivo e partenza ogni giorno, è una specie di piccola città, con persone che accusano malori o hanno comunque bisogno di assistenza. Per questo nei Terminal 1 e 2 sono aperti 24 ore su 24 due presidi medici. L’altro pomeriggio un viaggiatore arrivato al T1 si è sentito male ed è stato visitato da un dottore che l’ha poi accompagnato all’ospedale di Gallarate. A quel punto per non lasciare scoperta l’infermeria, dal T2 viene inviata la dottoressa D. A., 41 anni. Poco dopo le 20 arriva il medico e la «supplente» rientra la suo posto. Sale sulla sua Fiat 600 di servizio e si avvia verso il T2.
Alle 20.10, complice il buio fitto e la pioggia battente, supera il suo ufficio, perciò gira attorno al T2 e alle 20.12 inspiegabilmente prende un raccordo che l’avrebbe portata sulla pista 35 Right, cioè destra. La stessa dove avrebbe dovuto atterrare il volo Vueling, compagnia low cost spagnola, in arrivo da Barcellona che avrebbe però toccato terra dall’altra parte, in gergo 35 Left, sinistra. Già l’ingresso sul raccordo fa scattare i sensori che fanno risuonare il segnale acustico in torre di controllo. I tecnici attraverso il radar di terra individuano la vettura, a quel punto già entrata in pista e prima delle 20.13 viene dato il «riattacca» al volo Vueling.
L’aereo in quel momento si trovava infatti a un paio di miglia da terra, circa un minuto di volo. Non ha ancora iniziato le procedure di atterraggio, per le quali ha comunque ottenuto l’autorizzazione, ma quelle di avvicinamento sì: sta scendendo da una ventina di minuti e le luci dello scalo appaiono ormai nitidamente a pilota e passeggeri. Al «riattacca», il pilota si riporta in quota, manovra che non può sfuggire ai viaggiatori. Iniziano a interrogarsi su quanto sta succedendo ma vengono subito rassicurati dal pilota. Nel frattempo a terra i mezzi della Sea vanno a recuperare la Seicento, perché la dottoressa si è resa conto dell’accaduto e, presa dal panico, si è bloccata in mezzo alla pista. In qualche modo viene «recuperata» e il pilota, cui viene ridata via libera, conclude l’atterraggio con una decina di minuti di ritardo sull’orario previsto.
Scattano le inchieste dei vari organismi di controllo. Per prima cosa alla donna viene ritirata la «patente aeroportuale», un documento che viene rilasciato a quanti lavorano all’interno di uno scalo e che si consegue dopo aver superato particolari esami di abilitazione alla guida tra strade e raccordi.
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