Malpensa, l’ira di Formigoni: «Dal governo chiusura totale»

Roma: «Ritiro dei voli». Ma i rifiuti potrebbero riaprire i giochi

da Roma

Non è stata una riunione tranquilla, di quelle che filano via lisce. Formigoni, Moratti e Penati sono scesi a Roma schierati a falange nel difendere Malpensa davanti a Prodi, Padoa-Schioppa e Di Pietro. E anche se alla fine il tavolo Milano si è concluso con l’ennesimo «nulla di fatto» (parola di Roberto Formigoni), è servito a mettere in chiaro che i malumori non sono sedati. Non solo a Milano e in Lombardia, ma anche a Roma: il governo è diviso e il ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro, si schiera con Formigoni e con il sindaco, Letizia Moratti. «C’è stata una totale chiusura da parte del ministro dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, che ha usato toni sgradevoli. Desertificare Malpensa sarebbe un delitto», accusa Formigoni. Più cauto il sindaco Moratti, anche se condivide l’allarme: «Prodi ha fatto delle promesse, ma se il governo non mantiene gli impegni, il Nord ne uscirà in ginocchio».
Formigoni (che ha avuto con Padoa-Schioppa uno scambio di idee acceso) rilancia la proposta della Lombardia: una moratoria di tre anni che permetta di riorganizzare il traffico intercontinentale. Il presidente della Regione ha messo sul piatto anche l’emergenza rifiuti in Campania e, alla fine della riunione, è rimasto a discutere per un quarto d’ora della eventuale disponibilità della Lombardia con Prodi e con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Enrico Letta. Il messaggio, sia pure con tutte le cautele, è stato chiaro: la Regione vuole «incrociare» il tema di Malpensa e quello dei rifiuti. Dalla sua ha anche l’Upi, l’Unione delle province lombarde. «Tra qualche giorno decideremo», annuncia Formigoni, che sa di poter contare sulla possibilità tecnica di risolvere gran parte dell’emergenza campana grazie ai termovalorizzatori lombardi.
Il governatore ricorda che l’Olanda, ai tempi dell’acquisizione di Klm da parte di Air France, ottenne cinque anni di garanzia sul mantenimento dei voli e dà i numeri dello «tsunami»: otto milioni di passeggeri in meno, 44mila voli tagliati, oltre settemila persone senza lavoro. Secondo Formigoni, non bastano neppure gli ammortizzatori sociali fatti ventilare durante la riunione: «Gli ammortizzatori sono uno degli elementi ma noi stiamo lavorando per non renderli più necessari perché c’è in ballo ancora di più dei posti direttamente a rischio. Purtroppo non abbiamo trovato comprensione sul tema e sulle conseguenze della crisi. Ma la battaglia continua». Le divisioni non mancano neanche nella Cdl, che durante la discussione alla Camera sulla vendita di Alitalia si è divisa in quattro mozioni: Lega e Forza Italia (che chiedono «marcia indietro sulla vendita»), An (più moderata) e Dc (favorevole all’intesa con Air France). Minimizza la coordinatrice regionale azzurra, Mariastella Gelmini: «Le posizioni restano molto simili».
Qualche garanzia in più è stata data dal governo alla Sea ed è servita a tranquillizzare Palazzo Marino, che ne è azionista di riferimento. Spiega la Moratti: «La Sea ha un tavolo aperto con il ministero dei Trasporti. E Prodi ha preso tre impegni importanti: la centralità di Malpensa nella trattativa Air France, le garanzie sui diritti di traffico e sugli slot che derivano da accordi internazionali bilaterali che andranno divisi o rinegoziati, gli ammortizzatori sociali. Adesso aspettiamo azioni coerenti e cioè un piano di accompagnamento che il governo può realizzare». Il sindaco è tranchant sulla compagnia del Nord: «Abbiamo parlato di cose concrete».
Tutto quel che ha annunciato il governo è ancora a livello di parole. Il premier si è impegnato anche a sostenere una politica di liberalizzazione degli slot e degli accordi bilaterali che sarebbero un balsamo per la Sea, la società che gestisce lo scalo. Prodi ha promesso «gradualità» nel taglio dei voli, che però è cosa ben diversa dalla moratoria che il Pirellone ritiene indispensabile per garantire che l’economia della regione (e non solo) non subisca scossoni. Formigoni: «Ci serve tempo per costruire un’alternativa, che può essere una compagnia come Lufthansa o tre compagnie che si dividano le rotte o una compagnia nuova». Durante la riunione, il governatore ha attaccato Padoa-Schioppa su altri fronti: «Non si può affidare la vendita al management dell’Alitalia. E perché non considerati altri potenziali compratori?». Domande ancora senza risposta.
La migliore notizia è che è già stato convocato per la prossima settimana il tavolo tecnico, che presto tornerà a riunirsi anche in formazione politica. E oggi sarà la volta del vertice su federalismo e articolo 116.

Ma le perplessità generali sono sintetizzate nella battuta dell’assessore leghista Davide Boni, che ha partecipato alle trattative romane: «Quasi non ce la faccio più. È una fatica stare con tutti questi tavoli aperti...».

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