
I senzatetto che si rifugiano all'aeroporto di Malpensa sono stati sgomberati per la seconda volta in pochi mesi. Ma per la seconda volta non è stato rispettato un accordo che, lo scorso luglio, la prefettura di Varese ha sottoscritto con le associazioni che operano sul territorio per garantire soluzioni dignitose ai clochard della zona: in primis «prese in carico» da parte dei servizi sociali e accompagnamento in strutture abitative. Per questo il gruppo Sos Stazione, che da anni si occupa del recupero dei senza fissa dimora, sta valutando di presentare un esposto al Prefetto e contestare lo sgombero.
Dei 38 senza tetto allontanati da Malpensa, «daspati» e denunciati per violazione del divieto di accesso alle aree aeroportuali con il «Dacur», quattro persone sono risultate irregolari e sono state prese in carico dall'Ufficio Immigrazione della Questura di Varese.
Gli altri sono stati accompagnati sui treni del Malpensa Express dell'aeroporto e «spediti» alla stazione Nord di Busto Arsizio oppure fatti uscire dallo scalo, di fatto in superstrada nel cuore della notte. «Una non-soluzione - denunciano i volontari di Sos Stazione - Tra 48 ore o poco più i senzatetto saranno nuovamente a Malpensa se non si trova una reale via d'uscita e non si affronta realmente il problema». Va bene il decoro dell'aeroporto, va bene la garanzia di sicurezza da parte delle forze dell'ordine. Ma 'traslocare' i clochard (con la motivazione di «intralcio») da un punto a un altro non è risolutivo per nessuno». La stessa cosa è accaduta lo scorso febbraio, per altro in una delle serate più gelide dell'anno: sgombero, allontanamento dei clochard e, dopo pochi giorni, senzatetto rispuntati con i loro sacchi a pelo nello scalo.
Il gruppo di volontari che chiede soluzioni reale (e umane), solo negli ultimi mesi è riuscita a levare dai bivacchi di Malpensa 4 persone, aiutandole a ripartire, a curarsi, a trovare un riparo e - con molte difficoltà - un lavoro. «Siamo convinti che il degrado vada trasformato in dignità, rispettando le persone e offrendo una seconda chance a chi è per strada».
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