Quel "Maltese" fa rivivere il poliziottesco

Quel "Maltese" fa rivivere il poliziottesco

Chissà quanto c'è di Sam Spade almeno nella scelta del titolo della fiction Maltese - Il romanzo del Commissario che ha debuttato in settimana su Raiuno con uno share elevatissimo, oltre il 30 per cento. Il personaggio del romanzo Il falcone maltese, scritto da Dashiell Hammett nel 1930 e interpretato per la prima volta al cinema dieci anni dopo da Humprey Bogart, ha inaugurato la lunga serie di investigatori esistenziali e tormentati, più a loro agio in una seduta psicanalitica che con la pistola in mano.

Ma la nuova miniserie in quattro puntate, diretta da Gianluca Maria Tavarelli, per una volta non ispirata a un libro e dunque dal soggetto originale, offre altri interessanti spunti, andando a «citare» due dei più interessanti generi cinematografici italiani degli anni '70: il poliziottesco e il film di mafia. Nel primo caso si trattava di produzioni molto discusse per la carica anarcoide e giustizialista dei protagonisti. Il commissario Betti, interpretato dal grande Maurizio Merli, fu spesso liquidato come uno di destra, bocciato dalla critica e amato dal pubblico. Le pellicole di mafia, invece, mostravano più di un legame con il cinema politico in voga nel decennio «di piombo». Entrambi, comunque, rappresentano al meglio l'età dell'oro del cinema italiano di genere, spesso più interessante di quello d'autore.

Kim Rossi Stuart è l'eroe eponimo, Dario Maltese, il quale da Roma ritorna nella sua Trapani per il matrimonio di un collega e, trovandosi testimone dell'omicidio degli sposi, decide di restare in Sicilia per seguire le indagini, muovendosi tra due piste, il delitto d'onore e Cosa Nostra. Il suo carattere è ben disegnato a partire dai dettagli: abiti, cravatte, acconciature, un paio di folti baffi oggi démodé ma nostalgici ci immergono appieno nel 1976, l'anno della strage di Alcamo, proprio in provincia di Trapani. Altra strizzata d'occhio ad appassionati e filologi: le automobili, tutte d'epoca. Rivedere le Alfa Romeo d'allora, classica auto da sbirro, è davvero un tuffo al cuore per gli appassionati del genere. Certo, qualche inseguimento in più non avrebbe guastato, ma si sa che le fiction odierne puntano soprattutto sul dialogo, le scene teatrali, poiché gli esterni costano cari e pure gli stunt-man. Peccato.

Kim/Maltese combatte i delinquenti e i fantasmi del passato da cui non riesce a liberarsi e ciò lo uniforma al gusto medio dei vari commissari, vicequestori, bastardi tra romanzo e tv. Anche se lo preferiremmo più incazzoso, tipo Callaghan, il suo personaggio convince poiché l'attore è davvero versatile e credibile.

Nel cast spiccano anche Valeria Solarino, il «vecchio» Eros Pagni ed Enrico Lo Verso.

Un appunto: stentato e forzato l'accento siciliano, che peraltro non è né palermitano né catanese. Troppo manierato, insomma. La prossima settimana, le ultime due puntate.

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