Caro Granzotto, sono ormai molti i disegni di legge che vogliono trasformare in definitivo l«Inno di Mameli» adottato provvisoriamente dal governo il 12 ottobre 1946 per sostituire la Marcia Reale in cerimonie militari. Come noto, il musicologo Massimo Mila propose invece lInno di Garibaldi. Visto che non vè nulla di definitivo, non sarebbe anzitutto il caso di chiarire una volta per tutte se il Canto Nazionale musicato da Michele Novaro sia davvero di Goffredo Mameli (Genova, 1827-Roma, 1849) o del padre scolopio Atanasio Canata, poeta, prosatore, drammaturgo, docente di spiriti liberali nel collegio di Carcare ove un altro scolopio, Raffaele Ameri, condusse Goffredo nel settembre 1846? Da Carcare Goffredo descrisse le sue giornate a un amico. Faceva di tutto per non «anoiarsi (sic)»: «mi provo a giocare al pallone alla palla, così comincio così finisco... qui ogni momento si prega, cosa buonissima ma che guasta la ginochia». Lanno seguente, in una lettera zeppa di errori, confidò alla madre che il suo ideale di vita era giocare, mangiare, dormire. Il Canto Nazionale - che cita solo fatti politici del 1846: la celebrazione genovese di Balilla, eroe della sollevazione contro gli austriaci alleati di Carlo Emanuele III di Savoia, la rivolta in Polonia - mostra invece un autore adulto, che esorta i «Figli dItalia» con parole di pedagogo: «Uniamoci, amiamoci;/ lunione e lamore/ rivelano ai popoli/ le vie del Signore...». Parole di Mameli o di padre Canata? Del resto, quando consegnò il testo a Novaro, lamico che fece da tramite disse: «Te lo manda Mameli», non già «È di Mameli». Dunque, se proprio lo si vuole adottare come «inno nazionale» non sarebbe il caso di accertare la paternità di un testo che Giosué Carducci valutò «da panche di scuola»?
Lei è uno storico, caro professor Mola, e da storico vuole giustamente andare in fondo alle cose. Mameli o Canata? Se mai si riuscisse a venirne a capo e se risultasse che sì, fu il padre scolopio il paroliere del Canto Nazionale, toccherebbe poi procedere a un poderoso lavoro di bonifica lessicale. Non più lInno di Mameli, ma lInno di Canata. Se lo immagina? «Sulle note dellInno di Canata il presidente della Repubblica è stato ricevuto allEliseo...», «Tenendosi per mano gli azzurri hanno intonato in coro lInno di Canata...»... Come sovente gli accadeva, Giosué Carducci ci azzeccò: Fratelli d'Italia è roba «da panche di scuola». La musica di Michele Novaro non è un granché. Le parole son quelle che sono e non tutte politicamente corrette («già laquila d'Austria - le penne ha perdute - il sangue dItalia - il sangue polacco - bevé col cosacco - ma il sen le bruciò»). È provvisorio esattamente da sessantunanni a dimostrazione del noto asserto che nel Belpaese nulla è più definitivo del temporaneo. Ma ormai si è incistato - quale «Inno di Mameli» - nel costume o, se vogliamo dirla alta, nella cultura. Popolare.
Mameli o Canata, teniamoci stretto «Fratelli dItalia»
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