Mammut, lupi, volpi e draghi: il cinema diventa uno zoo

Esce il kolossal di Emmerich con gli antenati degli elefanti. La nouvelle vague è firmata da registi francesi come Annaud e Jacquet. La Casta e Cassel tra i protagonisti

Mammut, lupi, volpi e draghi: il cinema diventa uno zoo

Roma - Volpi, foche, maiali, addirittura mammut e draghi e, soprattutto, lupi. Tanti lupi. Saranno loro i veri protagonisti al cinema nei prossimi mesi seguendo un filone, quello dell’incontro tra gli animali e l’uomo, che sul grande schermo non smette mai di affascinare. Si comincia già da domani quando nelle sale uscirà il fantakolossal 10.000 A.C. diretto da Roland Emmerich dove troviamo centinaia di mammut ricostruiti al computer (il regista qualche settimana fa scherzò proprio con il Giornale dicendo: «Ci sono costati come tre Brad Pitt») al centro della storia ambientata più di dodicimila anni fa di un giovane cacciatore che s’innamora di una misteriosa ragazza dagli occhi blu.

Non ha invece ancora un distributore italiano (e forse non lo avrà mai visto il mezzo flop in Francia a un mese dall’uscita) il film che vede per la prima volta sullo schermo la coppia da gossip Laetitia Casta e Stefano Accorsi non più fedele al giuramento «mai sullo stesso set». Lei in La jeune fille et les loups di Gilles Legrand, ambientato a cavallo della Prima guerra mondiale, è una ragazza con la passione per i lupi determinata a diventare la prima donna veterinario. Oggetto anche della rivalità amorosa tra un industriale senza scrupoli (Jean-Paul Rouve) che intuisce il modo di fare i soldi con la montagna sfruttando il turismo e il buon selvaggio Giuseppe (Stefano Accorsi acconciato come un pastore sardo dell’800) che sulle vette s’è ritirato in compagnia dei lupi proprio per stare il più possibile lontano dagli uomini. La Casta ha recentemente dichiarato a Vanity Fair che, naturalmente, «Stefano è un attore fantastico» ma ha poi aggiunto di aver voluto girare il film «soprattutto per i lupi».

Accorsi però non se l’abbia a male se questi animali risultano più affascinanti dell’uomo visto che, in Sopravvivere con i lupi di Véra Belmont in uscita a maggio, li vediamo adottare nella foresta tedesca la piccola Misha in fuga dalle deportazioni naziste e in cerca dei genitori. Grazie a loro, la piccola conoscerà il calore di una vera famiglia. Il film è tratto dall’omonimo romanzo di Misha Defonseca che per tanti anni ha spacciato come autobiografica la storia, salvo poi, pochi giorni fa, fare un incredibile dietrofront: tutto inventato e lei non è neanche ebrea. Se lo sapessero i lupi...

Di classiche storie di amicizia tra bambini e animali parlano altri tre film. The Water Horse - La Leggenda degli Abissi diretto da Jay Russell, in uscita domani, dove il piccolo Angus MacMorrow (interpretato da Alex Etel, apprezzato interprete di Millions di Danny Boyle) si mette ad allevare addirittura il «mostro» di Lochness, il mitico drago marino della tradizione scozzese che è in realtà un docile bestione ricostruito al computer. Sono invece privi di effetti speciali sia Alla ricerca dell’isola di Nim di Jennifer Flackett e Mark Levin, nelle sale ad aprile, con Jodie Foster e la piccola Abigail Breslin (la protagonista di Little Miss Sunshine) alle prese con un’amica foca, sia La volpe e la bambina, ritorno al cinema del regista Luc Jacquet, due anni e un Oscar dopo La marcia dei pinguini. Il film verrà presentato proprio domani a Roma in vista dell’uscita il prossimo 21 marzo dopo il grande successo di pubblico e di critica in Francia. Protagoniste una volpe selvaggia e una bambina che s’incontrano su un sentiero in una mattina d'autunno. Comincia così la più sbalorditiva e favolosa delle amicizie grazie a cui la piccola scoprirà una natura segreta e selvaggia, in un’avventura che cambierà la sua vita e la sua percezione delle cose. Nell’abituale stile documentaristico del regista non ci sono dialoghi mentre la voce fuori campo di Ambra (così come era successo con Fiorello per La marcia dei pinguini) tenta di raccontare le emozioni dei due cuccioli, bambina e volpe, alle prese con il desiderio atavico, ma impossibile, di addomesticare la natura selvaggia degli animali.

Anche se Jean-Jacques Annaud in Sa majesté Minor con Vincent Cassel è arrivato a immaginarsi una comunità arcaica governata dai maiali. Ma a tutto sembra esserci un limite. Il film in patria è stato un flop clamoroso. Troppe le metafore politiche e indigesti gli accenti zoofili.

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