Laura Rio
Bambini bolliti? Che «paula». Man Lò, la cinesina stralunata del Grande Fratello, non fa in tempo a uscire dalla Casa di Cinecittà che viene sommersa dalla realtà. Che è molto più dura di un reality. E così lei che, bene o male, è diventata un simbolo per i cinesi in Italia, si trova subito a rispondere alle domande sui «bambini bolliti» dissepolti da Berlusconi nei giorni scorsi e pure sulle questioni commerciali con Pechino. Buffa, simpatica, sopra le righe, con troppi pensieri da mettere insieme, quel modo di parlare da macchietta e quei vestiti stravaganti, non si è ancora capito se «ci è o ci fa». Lei tira diritto, chiede scusa in continuazione, si fa piccola piccola se combina un guaio e, intanto, risponde con innocenza in riferimento alla frase ripresa dal premier dal Libro nero del comunismo: «Bambini bolliti per concimare i campi? - dice allagenzia Ansa - Cinquant'anni fa io non cero ma i miei genitori sì. Non ho mai sentito questa storia». «Sarà stato uno scherzo di Berlusconi - aggiunge -, non tanto simpatico. Penso che si sente il bisogno di parlare male della Cina perché gli italiani hanno paura di noi e del futuro. Ma prima di parlare si deve conoscere la storia di un Paese!».
Dopo aver rimproverato il premier, Man Lò, ha discettato sul suo Paese. In effetti, la comunità cinese ha seguito da vicino la propria beniamina, i siti Internet a lei dedicati sono pieni di commenti: chi la odia ferocemente perché dà unimmagine caricaturale dei cinesi, chi la adora senza condizioni. «Mi spiace essere stata eliminata - dice - perché avrei voluto avere più tempo per far conoscere il mio Paese». E subito prendono la palla al balzo i giovani di An che chiedono alla ragazza di usare la raggiunta notorietà per «far conoscere come in Cina vengano sistematicamente violati i diritti umani». Lei racconta: «Da noi il mercato del lavoro ha dei problemi. Leconomia è forte ma non tutte le zone della Cina vivono la stessa situazione. L80 per cento dei cinesi sono contadini. In molti aspirano alla vita di città e al lavoro in fabbrica. La manodopera è tanta, a volte sottopagata. Ma molte aziende sono state aperte da occidentali, che quindi non sono penalizzati dai cinesi, anzi...».
Man Lò difende i connazionali immigrati in Italia (sempre i siti Internet sono pieni di stupidi che le intimano di tornarsene a casa sua!): «Non preoccupatevi - dice -. I cinesi non sono forti come sembra. Ci sono ancora troppi problemi da risolvere nel nostro Paese e ci vorrà tanto tempo». Anche su temi scottanti come la pena di morte, laborto e la politica del figlio unico, Man Lò ha le idee chiare: «Capisco che secondo voi, che credete in Dio, non è umano, ma il controllo delle nascite in Cina è una legge necessaria per tutelare leconomia».
E ora veniamo al programma che lha resa famosa in Italia. Dellesperienza dentro la casa di Cinecittà racconta che si tratta di «un gioco crudele», ma che lei si è mostrata diplomatica e buona, non «viziata» come era in Cina. «Qualcuno avrà pensato che facevo per finta, ma nella vita reale ogni tanto puoi fuggire. Al Grande Fratello non puoi. Mi sono divertita e qualche volta ho sofferto... Ora mi sento più forte ma anche più ignorante». Giovedì sera ha perso loccasione di vincere il montepremi finale del Grande Fratello (900mila euro), un bel malloppo che, prevede «andrà a Fefè o a Filippo».
Adesso che si è fatta conoscere, vorrebbe coronare il sogno per inseguire il quale ha lasciato la Cina per venire in Italia (dopo aver visto i film di Bertolucci): diventare regista (studia al Dams a Roma). Intanto comincerà a girovogare per i vari programmi di Mediaset, poi si vedrà.
I più tristi per la sua uscita dalla casa di Cinecittà sono i «Gialappi». Man Lò era infatti il bersaglio preferito dei simpaticoni di Mai dire grande fratello.
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