Manager e un po’ «star»

L’uomo dal maglione nero, Il rebus Marchionne o, più semplicemente, Marchionne, ma con questo sottotitolo L’uomo che comprò la Chrysler. Tre libri biografici in pochi mesi, due dei quali, usciti a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro, sono la testimonianza che l’amministratore delegato di Fiat Group, come scrive Marco Ferrante, vicedirettore del Riformista, nel non istant book edito da Mondadori (117 pagine, 17 euro), è diventato «una star mediatica, un modello». In Marchionne, Ferrante ripercorre la strada che ha portato il Lingotto dalla profonda crisi in cui era piombato, dopo la scomparsa di Gianni e Umberto Agnelli, all’uscita dal tunnel grazie al lavoro svolto dall’«ipercinetico» manager, la «cui abilità dimostrata ne fa il simbolo di «decisionismo, novità e freschezza»; un uomo «deciso di carattere e rapidissimo, a cui basta dare un’occhiata a un dossier per spiegarlo a chi lo ha scritto». Ferrante si sofferma anche sulle vicende che in questi anni sono risultate determinanti per il rilancio del gruppo: dal racconto di come Marchionne ha sfiancato il rivale Rick Wagoner, sfilando così a Gm 2 miliardi di dollari («il capo della Fiat dimostrò di aver il senso dell’ultimo minuto: capire quando si può - o si deve - tirare la corda»); alla complessa operazione finanziaria architettata da Gianluigi Gabetti e Franzo Grande Stevens che consentì alla famiglia Agnelli di non perdere il controllo del Lingotto.
Ma chi l’avrebbe mai detto che l’ex sconosciuto, ai più, abruzzo-canadese (ben si sposa il titolo Il rebus Marchionne dato al suo libro da Michela Ravalico, edito da LiberoMercato), sarebbe diventato nel giro di pochi anni il manager più ambito dalle maggiori multinazionali? Il vero colpo di bacchetta magica, però, Marchionne lo ha dato il giorno in cui ha conquistato l’americana Chrysler e ha ricevuto gli elogi del presidente Barack Obama. E adesso, si chiede alla fine Ferrante, «come si concluderà la vicenda Fiat? Riuscirà Sergio Marchionne a costruire la Grande Fiat?». La risposta: «È un finale aperto», la storia continua. Vero è, comunque, che «il maglione è diventato il suo segno di distinzione». Ecco perché Marco Gregoretti ha deciso di intitolare il volume, fresco di stampa, L’uomo dal maglione nero (Classeditori, 224 pagine), ovvero la biografia non autorizzata del più coraggioso manager del mondo.

E Gregoretti è abile a spiegare l’abitudine di Marchionne di pensare in americano ed esprimersi, poi, con un po’ di difficoltà in italiano: «La lingua italiana - spiega l’autore - secondo Marchionne è bella e piena di storia. Ma troppo complessa e lenta: per un concetto che in inglese si spiega con due parole, in italiano ne occorrono almeno sei».

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