Cronaca locale

Manager scomparso, ora spunta l’ipotesi di una fuga d’amore

Tutte le ipotesi sono ancora aperte, ma solo in teoria. Gli inquirenti sembrano infatti sempre meno orientati a prendere in considerazione la possibilità di un sequestro di persona a scopo estorsivo in merito alla scomparsa di Aurelio Giorgini, il manager 61enne sparito dalla sua abitazione di Graglio (Varese) lo scorso 25 marzo. È vero che la criminalità organizzata ha abituato investigatori e magistrati a trattative estenuanti e silenziose, come accadde nel caso di Alessandra Sgarella, rapita dalla sua abitazione di San Siro il 21 dicembre 1998: i suoi sequestratori si fecero vivi per la prima volta solo il 15 gennaio, vale a dire ben 25 giorni dopo. Allora, però, era stato evidente da subito che la sparizione della donna era di quelle «forzate»: l’imprenditrice abbandonò a terra, nel giardino di casa e accanto alla sua vettura, il giornale, gli occhiali e tutti gli effetti personali, proprio come se qualcuno l’avesse sorpresa all’improvviso e del tutto inaspettatamente, costringendola a seguirlo. Nel caso di Giorgini questi elementi non sono mai esistiti, anche se gli inquirenti, proprio per non lasciare nulla d’intentato, sin dall’inizio hanno trattato la sua sparizione come un sequestro di persona, controllando perciò anche telefoni e conti bancari.
«Qualche elemento in più ce lo darebbe il ritrovamento dell’auto» spiegano gli investigatori. Giorgini - che, il giorno della sua scomparsa, doveva spostarsi dall’abitazione di Graglio a quella di Piazzogna, in Canton Ticino - è sparito infatti insieme alla sua Smart. Volontari e sommozzatori hanno battuto la zona che, nel percorso tra le due case, costeggia il lago Maggiore, ma si tratta di un’area vasta e soprattutto fitta di boscaglia e burroni, in mezzo ai quali la vettura e il suo proprietario potrebbero giacere da tempo senza che ancora nessuno se ne sia potuto accorgere.
E allora? Cosa può essere accaduto a Giorgini? In questo momento, dopo un mese e cinque giorni dalla sua sparizione, gli inquirenti - che non possono ancora escludere al cento per cento la possibilità di un sequestro di persona a scopo di vendetta, viste le tante querele incrociate e i pessimi rapporti del manager con i suoi ex soci - pensano piuttosto a una sua fuga volontaria, magari passionale, magari di altro genere. Sono stati gli stessi parenti, del resto, a escludere la possibilità di un suicidio: al momento della sua scomparsa Giorgini era in buone condizioni di salute fisiche e mentali e anche le sue finanze sono floride. Inoltre, a suffragare la possibilità di una sparizione programmata dal manager, c’è il silenzio totale di investigatori e magistrati sui conti bancari dell’uomo. Nessuno tra gli inquirenti, infatti, vuole rivelare se, in questi 35 giorni dalla scomparsa di Giorgini, qualcuno (magari lui stesso), abbia prelevato denaro.

Magari dall’altra parte del mondo.

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