Cronache

Manca solo «il principe degli abissi»

Caro dottor Lussana, ho letto con vivo interesse la lettera della giovane (beata lei!) avv.ssa Bagarelli il cui contenuto mi ha sollecitato varie considerazioni, alcune serie, altre meno. Pertanto, ritenendo che quanto sto per esprimere possa assumere le caratteristiche di eccessiva lungaggine, La autorizzo fin d’ora a sforbiciare senza pietà tutto quanto ritenga prolisso e/o superfluo.
Comprendo e giustifico l’orgoglio di essere genoana enfatizzato dall’avv. Bagarelli (ci mancherebbe altro...) ma avverto nel suo dire una certa arroganza che parrebbe motivata dalla reazione dovuta alla delusione, amarezza, disinganno, imbarazzo provocati dagli avvenimenti che si stanno verificando e che non preludono ad alcunchè di buono.
Tralascio le stime relative alla contabilità delle presenze sugli spalti delle rispettive tifoserie, sul numero degli abbonamenti e sulla onorabilità dei Presidenti: a tale incombenza penso possano esaurientemente rispondere i numeri ed i fatti (tanto per dire, l’ultimo scudetto rossoblu risale al 1924...) e, comunque, coloro addentro alle statistiche blucerchiate meglio di me. Vorrei soltanto rivendicare, a nome mio ed anche di qualche dozzina di persone, il nostro «blue-ringed pride» (!!) che, quando nei lontani anni 50 frequentavo via Balbi n. 5 era veramente oneroso e difficoltoso sostenere stante il fatto che noi eravamo in pochi contro tanti, mentre ora sono sicuro che le proporzioni si siano clamorosamente invertite.
Certamente il genoano si esalta maggiormente di noi e cade facilmente in preda agli eccessi; d’altra parte deve in qualche modo dar sfogo ad anni ed anni di frustrazioni, non lasciandosi mai mancare niente. Il Sampdoriano invece è più razionale e forse apparentemente distaccato ma in quanto a fede ed attaccamento alla Squadra non ha nulla da imparare da nessuno.
E veniamo al caso giudiziario. Preso atto che l’on. avv. Alfredo Biondi, che qualcuno definì propriamente «l’uomo chiamato cavillo», è un validissimo ed abile difensore, tanto colto quanto facondo, profondo conoscitore di codici e pandette, sta mantenendo una linea non diversamente condivisibile, prego l’avv. Bagarelli di consentire a me, vecchio leguleio che ha trascorso numerosi anni cooperando colla Magistratura, di esaminare sinteticamente (lo spazio è tiranno) due punti:
1) - atteso che l’Autorità giudiziaria è sempre restìa a consentire intercettazioni telefoniche, è di tutta evidenza che,se sono state concesse anche intercettazioni ambientali, la stessa A.G. ha assunto tale decisione - ben più grave del primo caso - in considerazione di elementi fortemente probanti e documentalmente riscontrati prodotti dagli organi di polizia operanti;
2) - circa la fuga di notizie, che peraltro si verificano quotidianamente in qualsiasi sede giudiziaria in funzione altresì della professionalità e capacità dei cronisti di tampinare giudici, cancellieri, carabinieri ecc., cito solo un esempio così eclatante che, con tutto il rispetto finora dovuto al sig. Preziosi, vale qualsiasi spiegazione: dice nulla all’avv. Bagarelli il fatto che un certo cav. Berlusconi, capo del Governo italiano, venne a conoscenza di essere indagato dalla lettura delle pagine del Corriere della Sera mentre a Napoli presiedeva un consesso internazionale di altissimo livello ed importanza? Chi furono i responsabili? Chi venne scoperto? Nessuno!
Anch’io, come tanti genovesi e non, attendo con ansia la chiusura dell’inchiesta e le sue conseguenze, sia sportive che penali. Anch’io penso che il Genoa sia il Genoa ma, a differenza della gentile signora o signorina Francesca che le auguro di essere inversamente avvenente quanto appare biliosa ed astiosa (cito testualmente dal suo testo comprese minuscole e maiuscole «Voi non avete storia, e per questo senza i vostri Mancini e Vialli o i vostri Garrone, Mantovani, non siete nulla»), riformulo l’auspicio che Genova esca da questa squallida vicenda dignitosamente, senza divenire zimbello ed essere indicata al pubblico ludibrio per colpa di un manipolo di dirigenti che gestiscono ed amministrano la società rossoblu in modo perlomeno bizzarro.
Certo, se consideriamo che il Genoa (io lo scrivo colla maiuscola) ha annoverato tra le sue fila «Nube che corre», l’«Uomo venuto dal fiume» ed il «re dei giocattoli» , mi sembra che appaia più una riserva indiana da «Ultimo dei Mohicani» che una squadra di calcio.

Gli manca solo «Il principe degli abissi» che lo faccia sprofondare in B o in C, o dove andrà a finire, per chiudere il cerchio nella più cupa tetraggine e vergogna.
E preghino che l’affare non s’ingrossi ulteriormente!
Con cordialissima simpatia

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