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Mancano visitatori Animali degli zoo apatici e depressi

Dagli Usa all'Australia al Kenia, leoni, scimmie, suricati e manguste soffrono di solitudine. Biologi e custodi corrono ai ripari per risollevare loro il morale

Mancano visitatori Animali degli zoo apatici e depressi

Jax da qualche tempo era svogliato. Trascorreva le giornate dormendo, un sonno che però lo rimbambiva. Non aveva molto appetito e ciondolava tutto il giorno con passo stanco e apatico, mentre prima non stava mai fermo. Anche la coppia Benny e Amy aveva perso ogni interesse. Corse, giochi, amici. Niente li divertiva. E che dire di Leo, famoso per il suo vorace appetito, gli occhi verdi e regali, il passo imperiale: pareva un pupazzo di pezza abbandonato. Tutti vittime della solitudine da Covid-19.

Jax, Ben, Amy e Leo sono, rispettivamente, un mandrillo, due suricati e un leone africano degli zoo di Phoenix, Adelaide e Nairobi. Quadrupedi che, dall'inizio del lockdown, sono stati privati, dal giorno alla notte, delle visite, ammalandosi del male moderno: la solitudine. Le loro curiose storie sono state raccolte dal Wall Street Journal, attraverso le testimonianze di direttori, veterinari e inservienti dei bioparchi svuotati dalla pandemia. Tutti sono rimasti concordi: gli animali degli zoo prestano molta più attenzione ai visitatori di quanto si pensasse. Tanto che, per alcuni ospiti, si è dovuto trovare il modo per intrattenerli.

Jax, un mandrillo di quattro anni che ricorda il solenne Rafiki del cartoon Il Re Leone, da quando è rimasto senza fan - adora i bambini - passa le giornate disteso a pelle d'orso sotto un albero, quando era solito fare balzi di due metri alla vista di chiunque. La biologa Mary Yoder, preoccupata da questa sua improvvisa apatia, da qualche settimana ha iniziato a trascorrere un po' di tempo con Jax, parlandogli, pranzando con lui, leggendo ad alta voce le poesie di Walt Withman o semplicemente, in silenzio, facendo un po' di compagnia al regale primate. Dopo qualche giorno Jax è rinato. Ora ha ripreso a mangiare, a saltare a comportarsi come una scimmia felice. Sorride pure, che poi semplicemente mostra i denti giallissimi, un gesto che per i mandrilli significa che gli sei simpatico.

Per restituire, invece, vivacità a Benny e Amy, due suricati del bioparco di Adelaide, Mark Smith, il direttore ha preso in prestito la mini 4x4 radiocomandata del figlio undicenne, lasciandola correre a gran velocità nel loro spazio, tra rocce piatte e pozze d'acqua. Le due manguste sudafricane, sembra abbiano molto apprezzato, tirando fuori le teste dai loro buchi in terra. Smith ha spiegato al Wall Street Journal che i suricati, animali timidissimi quanto curiosi, sono rimasti attratti dal mini rally. Benny e Amy, incuriositi da quel rumoroso oggetto non identificato, si sono seduti sulle rocce più alte per assistere alla corsa quotidiana, accettando qualche nocciolina. Anche loro si erano accorti dell'assenza improvvisa dei visitatori e ne avevano risentito. Come è successo a Leo, sei anni, 205 kg di nobile esemplare della famiglia dei Felidi, attrazione della riserva naturale fuori Nairobi. Anche se i leoni, in stato di cattività tendono a impigrirsi, Leo con lo zoo vuoto, sembrava imbalsamato. Disteso come un tappeto felino, aveva poco appetito, svogliato, rifiutava persino la quotidiana doccetta con la canna d'acqua fresca che Jole, ex addestratrice di animali feroci gli regalava nei giorni torridi estivi. «Ho temuto che l'avessero sostituito», ha detto Jole. «Al mattino mangiava di malavoglia i suoi quindici chili di carne, mi guardava triste... pativa la solitudine improvvisa». Allora la donna, dopo la scuola, ha portato ogni pomeriggio i figli a conoscere Leo, poi gli amichetti dei figli. Una nuvola rumorosa di mocciosi urlanti in un frenetico via vai. «Leo è rinato... ha ripreso a mangiare con appetito, a farsi le unghie sui tronchi e a rotolarsi nell'erba come un gattone».

Secondo vari studiosi interpellati dal quotidiano newyorkese, le specie di animali più socievoli, solitamente mammiferi, hanno sentito la mancanza delle persone, soffrendo di solitudine, con reazioni da umani. L'assenza del pubblico, anche per le specie non nate in cattività, ha avuto ripercussioni negative: mancanza d'appetito, apatia, stanchezza. Tutti sintomi di una forma di depressione.

Paco e Mojito, due scimpanzé di tre anni del Parco Royev Ruchey di Krasnoyarsk, in Russia, mangiavano poco, spesso rifiutavano il cibo e le notti, invece di riposare, erano svegli, ma non arzilli. Una volta hanno tentato la fuga, ritrovati nel laghetto degli ippopotami. Il personale aveva offerto ai due primati giocattoli, senza successo. Poi a qualcuno è venuto in mente di posizionare nel recinto lo schermo di un computer che passava in loop Il Re Leone. Miracolo dell'animazione, prodigio della Disney, le due scimmie, attratte dalle immagini (e forse anche dai personaggi della storia), hanno ripreso a nutrirsi e dormire in modo regolare, ricominciando a saltare, giocare e correre come devono fare due scimpanzé teenager. «Paco, in particolare ha dichiarato Andrey Gorban, direttore del bioparco sembrava ipnotizzato, tanto che non alzava gli occhi dallo schermo e sobbalzava con le musiche».

Nello Zoo del Bronx, aperto nel 1899 con oltre cento ettari di superficie e quattromila animali, a un inserviente è venuta in mente una curiosa strategia per dare a scimmie, giraffe, zebre, tigri, leoni e facoceri intristiti l'impressione che ci fosse più gente e più movimento: cambiarsi d'abito più volte al giorno. E la strategia ha funzionato. Per Cecil, emù dello zoo di San Diego hanno persino piazzato su un albero la palla stroboscopica delle discoteche. I più creativi, però, sono stati i volontari del bioparco di Auckland, Nuova Zelanda: hanno organizzato giri turistici nello zoo e acquario per gruppetti di pinguini, animali solitamente molto gestibili.

Dicono che i pennuti in smoking abbiano molto gradito i popcorn offerti, ma siano fuggiti via alla vista dello squalo tigre.

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