Roma - Troppo forte il Manchester di ieri sera per questa Roma, senza Totti ed altre qualità note. Ancora troppo piccola, in Europa, questa Roma che tiene in affanno l’Inter in campionato. Assenze a parte, il divario registrato nell’andata del quarto risulta colmato dal verdetto del campo: 0 a 2 e tutti a casa. Con nessuna possibilità di ribaltare tra una settimana, all’Old Trafford, l’esito della sfida utile a rilanciare il talento purissimo di Cristiano Ronaldo, candidato autorevole al prossimo Pallone d’oro e a lucidare il blasone del calcio inglese. Il Manchester gioca col manuale tra le mani ed esprime un calcio essenziale, mai però banale e sempre efficace. Al primo affondo passa, al primo errore del portiere di casa, castiga e incassa il rotondo 0 a 2. Forse conviene togliersi il cappello più che torturarsi con i rimpianti e i rimorsi.
Mastro Ferguson, che non è un pivellino, disegna un curioso tridente d’attacco (Rooney defilato a sinistra, Park avvitato a destra, Cristiano Ronaldo sul centro). Tutti lo guardano con sospetto ma dietro l’inedito disegno c’è una grande idea. Cristiano Ronaldo, con la sua esuberanza fisica, è la spada infilata dentro il panetto di burro della difesa romanista che resiste bene a qualche scaramuccia del primo tempo ma si apre come una cozza appena il Manchester disegna una delle sue azioni simbolo. Palla lavorata a sinistra da Rooney, al servizio dell’United come un operaio specializzato, Scholes la raggiunge e la cesella a destra per apparecchiare il cross che è un invito per il fuoriclasse portoghese, fino ad allora maltrattato dall’arbitro. Cristiano Ronaldo, partito da dietro, travolge Cassetti ma nel frattempo infligge una capocciata che è una frustata. È il primo tiro in porta, il primo blitz dall’esito devastante, è il segno distintivo dell’armata calcistica si può aggiungere. La Roma ne risulta stordita, le capita una sola palletta utile, con Vucinic dalla mira deludente, prima di recuperare almeno la propria identità calcistica. Rimasta inespressa per tutto il primo tempo quando la squadra di Spalletti risulta messa sotto dalla personalità del rivale che dispone del palleggio e del governo della palla senza ricavarne pericoli effettivi. Giocando in soggezione, con Aquilani fuori dal coro, mette in cantiere un colpo di testa di Panucci e poc’altro ancora.
Appena molla gli ormeggi, nella seconda frazione, la Roma ha un altro piglio oltre che uno spirito diverso e sgabbia dall’intervallo organizzando un po’ di assalti furiosi che consentono a Tonetto e Panucci di esibirsi nel tiro al volo con alterna fortuna (di poco fuori il primo, sbilenco il secondo) e più tardi a Vucinic, di testa, da angolo, di misurarsi con l’istinto provvidenziale di Van der Sar (se para anche lui è la fine, ndr).
Il Manchester, già provato dall’infortunio toccato a Vidic dopo mezz’ora (al suo posto O’Shea) doma i primi fuochi convocando sul posto Hargreaves che ha il fisico del pompiere e caratteristiche difensive rispetto al centrocampista brasiliano Anderson. Non tradisce mai gravi difficoltà, vale anche qui la forte personalità del gruppo inglese oltre che il talento assoluto di Ronaldo e Rooney i quali tengono sull’avviso tutta la difesa romanista e anzi ne scoprono i limiti. Prima del colpo mortale subito a metà ripresa, Spalletti spolpa al meglio la sua rosa, all’appello rispondono Giuly, Cicinho ed Esposito mica Vavà e Didì. A quel punto, la sfida e anche le sorti del quarto di finale, sono segnate in modo evidente. Perché al primo cambio di campo (palla da destra a sinistra) l’United firma il secondo sigillo con Rooney, un altro dei mostri di casa Ferguson. La responsabilità, vale ripeterlo, è tutta di Doni, il portiere della Roma, che sbava sul colpo di testa di Park spalancando la porta al bomber inglese: come non approfittarne recuperando il merito grazie alla successiva stilettata di Cristiano Ronaldo deviata sul palo da Doni.
Signori, nessuna discussione sul valore del Manchester e sulla trasparenza del suo successo.
Due sconfitte in casa della Roma in Champions, entrambe col Manchester: vuol dire qualcosa? Mentre la squadra si arrende, la curva giallorosa canta e balla quasi fosse davanti a una grande impresa. Forse è così, all’inglese, che si fa tifo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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