Mancini cerca i gol per meritarsi il Villarreal

L’Inter non si fida dell’Ajax, il tecnico teme lo 0-0: «Non siamo fatti per difenderci». Dubbio Recoba-Martins. Figo: «Teniamoci questo allenatore»

Riccardo Signori

nostro inviato ad Appiano

Ci sarà l’altra Inter, tornerà il pubblico, tutti insieme appassionatamente chissà non riescano a tener sveglia questa Inter. C’è l’Ajax, un marchio di successo: vende bene un calcio che non vince più. Serata di gala per stare a galla. La Champions e il Villarreal chiamano, l’Inter risponda. San Siro riaprirà le porte ai tifosi dopo la purga subita per le nefandezze combinate dal pubblico nella passata edizione. Moratti e la sua troupe di ultras improvvisati per rendere più caloroso il Meazza, lasciano il passo a quelli veri. «Quasi quasi, ci eravamo abituati», ridacchia Mancini. Ricompariranno mortaretti e lo stadio tornerà a rischio. L’Uefa tiene tutti sotto tiro. Ci sarà anche la vecchia Inter in tribuna. Peccato non possa andare in campo. Quella non avrebbe avuto problemi a inchiodare gli avversari sullo 0-0, che poi sarebbe il risultato ideale di stasera. Questa meglio non si avventuri nell’idea. Mancini non vuol saperne: «Noi e l’Ajax ci somigliamo nel gioco: non siamo fatti per difendere il risultato. Abbiamo l’obbligo di fare la partita, una grande partita, non possiamo basarci sul punteggio dell’andata, non siamo fatti per pensare allo 0-0. All’ultimo minuto ci può sempre scappare un gol». Del resto gli 0-0 non gli piacciono a prescindere. Anche se non si tratta di Inter. «Dopo il primo tempo di Juve-Milan, ho cambiato canale e guardato il Barcellona», ha raccontato ieri.
All’andata ad Amsterdam, per un tempo l’Inter rischiò il ridicolo contro una squadra di ragazzini e qualche veterano, finì sotto di due reti prima che Cruz e Stankovic la riportassero in quota. Stasera sarebbe meglio star svegli fin dall’inizio. È uno dei tanti vizietti nerazzurri di questa stagione: di tanto in tanto ci scappa il pisolo nel primo tempo, eppoi non è mai facile recuperare risultati e partita. Ieri Javier Zanetti ha replicato che il vizietto è stato circoscritto alle ultime due partite. Dimenticando le altre. Mancini idem. Ma l’allenatore non si nasconde che il momento è importante, se non delicato. Per il futuro dell’Inter ed anche suo, ancora legato al risultato complessivo della stagione. Nonostante abbia trovato un alleato pure in Figo. «Cambiar tecnico non serve, meglio continuare con un gruppo. Occorre una base per vincere e l’Inter l’ha costruita». Il portoghese ormai è diventato uno di casa per San Siro («Anche se l’inizio in Italia non è stato facile»), ascoltato e venerato da tutti, ma per stasera ha qualche dubbio sull’esserci o non esserci: problemi fisici. «Deciderò prima della partita», ha raccontato l’allenatore che non ha dubbi sulla conferma di Toldo ed, invece, ne ha sull’idea di schierare ancora Recoba. Martins e i suoi guizzi potrebbero mettere in crisi una difesa lenta.
Ora che Adriano ha ritrovato la vena, tutto dovrebbe diventare più facile. «Ma sono convinto che possa e debba fare ancora meglio di quanto ha mostrato contro la Sampdoria», ha aggiunto Mancini che vuol tenere il brasiliano sotto pressione. Problemi da ricchi: l’Ajax sta molto peggio. In campionato si è fermato al pareggio contro il Psv Eindhoven, Danny Blind non avrà quattro infortunati eccellenti (Galasek, Grygera, Sneijder, Heitinga), si affiderà ancora a una squadra giovane, al gioco scuola Ajax collaudato da un’eternità, e ai gol di Jan Huntelaar, il ventiduenne talento pagato 9 milioni che ha realizzato 12 reti in 12 partite. «Davanti a noi abbiamo una porta socchiusa», ha sintetizzato. Mancini non avrà Cordoba, squalificato, forse si riaffiderà a Wome ma soprattutto partirà da un presupposto: «Non possiamo pensare altro che all’Ajax: non al Villarreal e alla strada che la Champions ci potrebbe aprire. Non c’è nessuna squadra facile da battere, ma uscire adesso o dopo, è perdere un’occasione.

Come sempre».
E l’Inter è specialista nel complicarsi le cose. Chissà che stasera non l’ispiri l’anima dell’altra Inter, quella che tutto il mondo nerazzurro si porta dietro come un santino da tener dalla parte del cuore.

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