Riccardo Signori
nostro inviato
ad Appiano Gentile
Un pari? «Neppure se giocassi contro i marziani. Figuriamoci contro il Milan. Lobbiettivo è sempre vincere». Siamo alle solite: se potesse, Mancini giocherebbe. Altro che stare in panchina. Quando le partite si fanno toste, intriganti, difficili, rispunta il giocatore. Spesso gli vien detto come unaccusa. Talvolta come un pregio. Linteressato scrolla le spalle, un colpo di mano al ciuffo. Massì, gli piace che gli venga detto. «Vorrei essere giocatore fino allultimo giorno in cui starò su una panchina. Riuscire a rimanerlo aiuta a capire meglio i tuoi calciatori». Stavolta sulla panca ci saranno due ex doc, nessun intruso. In campo squadre che hanno fatto storia ed hanno voglia di fare storia. Forse lInter più del Milan. Di certo lInter più affamata del Milan. Mancini fruga nella fame nerazzurra per trarne vantaggi, quel pepe che fa bene alla salute. «Il Milan avrà più pressione, ma nel derby cè sempre pressione, anche se si giocasse per lultimo posto».
Per ora lInter gioca dallalto del primo posto, il Milan nelle retrovie in cui lhanno cacciato le sentenze. Meglio non farci caso. LInter in quattro giorni si gioca già qualcosa della sua stagione: non deve perdere nel derby, deve assolutamente vincere a Mosca contro lo Spartak. Inter con la faccia tranquilla. Mancini con le idee più chiare. La difesa ha il vizietto di farsi pescare nella distrazione, ma lattacco ha ritrovato la via del gol. Il centrocampo è aggrappato alla bella lena di Stankovic («Un grande centrale del centrocampo»), ha ritrovato solidità e personalità con Vieira che pur ha un problema a un piede. Poi cè Figo, unico dubbio della vigilia: giocare o farlo riposare?
Fino a stasera saranno più le certezze dei dubbi. «Non credo che sbaglieremo lapproccio alla partita. Di certo non sarà la partita più importante della stagione perché siamo solo alla nona giornata». In questi casi il Mancini pensiero è vagamente monotematico, non cè domanda a cui non vorrebbe rispondere così: «Succeda quel che succeda, basta vincere». Però il derby è partita da vibrazioni ad alta intensità ed allora quando qualcuno gli ha chiesto: «Sarà un derby cavalleresco?». Il nostro ha ribattuto con uno sguardo sbalordito. «Cavalleresco? Ma questo è calcio, non calcetto. Certo ci può essere più fair play, qualche fallo in meno, ma una partita non può esser cavalleresca. I giocatori sono amici, ma prima e dopo la partita. I falli ci sono, a volte brutti, a volte involontari, ma il calcio è calcio e qualche fallo ci scappa». Figuriamoci nel derby, che stavolta ha preso sapori forti anche in coincidenza con lannuncio delle sentenze dellarbitrato.
Insomma il derby men che mai può essere ridotto soltanto a una storia di sport. In tal senso il tecnico nerazzurro è una garanzia: tignoso e grintoso, rabbioso e terribilmente di parte. Potrebbe esser uno dei suoi ultimi derby, non cè come stare sulla panchina dellInter per sapere che del domani non vè certezza. Però questa sfida ripropone allInter lincanto di una speranza. Lanno scorso vinse landata facendo corsa di testa per tutta la partita, segnarono quelli che oggi non ci sono: Adriano e Martins. Illusione prenatalizia. Un bel regalo prima di cominciare a svangarsela col carbone. Stavolta la squadra fa i conti con una classifica da non tradire. Il Milan sta dietro solo nelle posizioni, non nei numeri. Ha realizzato solo tre punti in meno, ha la miglior difesa ma anche il peggior attacco del campionato. Mancini non ci casca. «La miglior difesa non è casuale, è sempre stata una delle migliori. Il peggior attacco è casuale: i giocatori sono bravi». In compenso lInter avrà solo tre attaccanti (Recoba ha uno stiramento: ci vorrà poco meno di un mese per tornare in campo), qualche dubbio sullassetto della difesa, nessuno su quale sarà il pericolo pubblico numero uno.
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