Roberto Bonizzi
da Milano
Serve uno schiaffone all'Inter. Per riprendersi la testa della classifica sfruttando gli inciampi di Roma e Palermo. I nerazzurri vacillano sulla perla di Mascara al quarto d'ora. Restano con la testa sotto fino alla zuccata del pareggio di Stankovic. Tirano un sospiro solo quando il serbo, ancora lui, infila un destro da fuori per il punto del successo. «Si può vincere anche alla fine» si lascia andare Roberto Mancini negli spogliatoi. «Non è così semplice chiudere tutte le partite subito. Oggi il Catania era attento e ben messo. Poi hanno trovato quel gol all'inizio e hanno cambiato l'andamento del match. Lì ci siamo disuniti, siamo stati disordinati. Per fortuna siamo migliorati nella ripresa».
Le armi segrete dell'armata Mancini le sintetizza Dejan Stankovic, hombre del partido nerazzurro, alla prima doppietta interista della carriera. «Grinta, carattere e talento. Solo così abbiamo recuperato e siamo riusciti a ribaltare il risultato». Il serbo è modesto, non si vuole attribuire nessun merito speciale. «Dite che ho fatto la differenza da solo? Non credo proprio, l'abbiamo fatta tutti insieme». Poi, da leader del centrocampo e della squadra, difende la prova di Adriano: «In campo c'era, adesso deve soltanto lavorare per tornare al massimo».
Quello che preoccupa Mancini, anche in vista della partita decisiva per la Champions league di mercoledì contro lo Spartak Mosca, è invece una difesa troppo ballerina: cinque i gol subiti in sei gare. «Questo è vero, abbiamo preso troppe reti e continuiamo a prenderne. Comunque loro oggi hanno trovato un gol quasi casuale e dopo hanno avuto poche occasioni». Sulla palombella geniale di Mascara Julio Cesar non si tira indietro: «È colpa mia, ho sbagliato». Mentre il fantasista siciliano racconta tutta la sua emozione per un gioiello regalato all'esordio a San Siro. «Da piccolo ero interista, per me questa è una giornata speciale. È un sogno e porto nel mio cuore i sogni di tutti i bambini interisti». Poi la spiegazione, semplice semplice, del gesto che ha regalato il vantaggio al Catania: «Mi è venuto così, in un istante. Giuro che non ci avevo pensato. Ho stoppato il pallone, me lo sono sistemato, poi ho visto la porta e ho calciato. Basta crederci».
Dallo spogliatoio nerazzurro arrivano i complimenti per la gara intensa giocata dagli uomini di Pasquale Marino. «Abbiamo sofferto parecchio» ammette il dirigente interista Gabriele Oriali. Mancini conferma: «Non avevano niente da perdere e ci hanno fatto soffrire parecchio soprattutto in avvio». Stankovic è in linea: «Complimenti al Catania: ha giocato senza paura». L'allenatore siciliano incassa, ma storce il naso: «Abbiamo dimostrato grande personalità ed equilibrio. Peccato, però, per come è finita. C'è molto rammarico. Eravamo riusciti a lasciar loro poco spazio, ma ci hanno puniti sui calci da fermo».
Tra i siciliani facce scure per il punto sfumato e qualche polemica sulla direzione di Mazzoleni, soprattutto per un fallo di mano in area di Samuel nel primo tempo: «A loro ne avrebbero dati tre, di rigori» dice il presidente Antonino Pulvirenti. «C'è stata una disparità di trattamento incredibile» sottolinea il centrocampista Baiocco. Ma si parla soprattutto dei ripetuti contatti tra Sottil e Ibrahimovic. Duello ad alta tensione, con spinte, gesti e faccia a faccia. «Dopo il secondo gol - racconta il difensore del Catania - Ibrahimovic si è girato verso di noi e ci ha fatto un gesto poco simpatico. Ci ha presi in giro. Da un campione ci si aspetta ben altro, queste sono cose da scuole elementari, da giardinetti. Ma comunque lo conosciamo, è antipatico, non è una persona per bene. Il suo comportamento non mi ha stupito».
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