da Milano
Qualche merito ce l’ha anche il Valencia. L’Inter camaleontica e trasformista si è fatta avanti nella testa di Mancini e soci dopo quell’abbuffata di delusione. Zuffa, botte, giocatori squalificati, uno 0-0 irridente, l’eliminazione costata una serie di sfottiture dall’altra sponda. L’eterno rimpianto di giocatori mancati (Vieira su tutti) nel momento decisivo. Oggi l’Inter ricomincia proprio dal Valencia: altra storia, altra coppetta dal titolo roboante (Emirates cup), per ora altra squadra, altri intendimenti (oggi contro il Valencia, ore 15 su Inter Channel, domani contro l’Arsenal ore 17,15). Ma soprattutto comincia a costruire quella squadra dalle mille facce che Mancini ha in mente per sorprendere e possibilmente tornare a vincere in Italia e in Europa.
L’arrivo di Chivu vale una garanzia in più, quello di Suazo è una trave portante dell’idea. Fin dall’anno scorso, il tecnico interista carezza l’idea di proporre un’Inter in versione Speedy Gonzalez, da alternare all’impressionante armata di corazzieri, muro contro il quale far schiantare i sogni avversari. Per convincere Moratti, il tecnico ha elaborato il disegno che terrà come punto fermo l’impiego di Ibrahimovic e di Stankovic. In Europa, ha spiegato il tecnico, gli spazi sono molto più larghi, un uomo veloce può far danni più di un coltello infilato nelle carni. Suazo ha fatto già vedere il meglio dell’arte sua: implacabile cacciatore di spazi, contropiedista devastante, ma altrettanto bravo a partire a tempo e a creare il pericolo se qualcuno è pronto a servirgli la palla giusta.
Da qui prenderà forma l’Inter a quattro anime: quella classica che poco si discosta dalla formazione dell’anno passato, con Chivu e Suazo meno riserve degli altri. L’Inter del tridente, squadra agguerrita e dal prorompente gioco offensivo che a Mancini piace tanto. Da quando è all’Inter, il tecnico ha sempre cercato di usare e sfruttare giocatori bravi tecnicamente e comunque di buon valore calcistico: è sempre stato il filo conduttore del suo modo di allenare. Oggi ha con sé tanti bravi giocatori e l’idea di doverli troppo spesso sacrificare, non lo gratifica. Ed, allora, ecco il tentativo di sfruttare meglio la batteria di punte che mezzo mondo gli invidia. Crespo e Ibra giocano dovunque, Suazo sa svariare sulle fasce. Da qui l’idea di provarci. Salvo ripensarci. L’Inter del tridente potrà essere quella dei momenti disperati, ma pure il grimaldello per sbloccare subito partite difficili.
Poi ci saranno l’Inter d’inizio Champions e quella d’inizio campionato. In entrambe è prevista una presenza assidua di Chivu, Suazo dovrebbe partire titolare con Ibra. Complice il ritardo d’allenamento degli argentini e Maicon, che hanno giocato la coppa America, ed anche il problema difensivo imposto dalle squalifiche in Champions. L’impiego di Chivu al centro della difesa o sulla sinistra permetterà al tecnico di spostare Maxwell a centrocampo, ma imporrà un po’ di turn over nella coppia centrale della difesa che conta cinque giocatori: Cordoba, Materazzi, Samuel, Burdisso e Rivas. Eppure Samuel, che potrebbe sentirsi sacrificato, ha già fatto sapere di volersela giocare: «Non ci sono problemi di concorrenza. Conta restare all’Inter».
Il tutto condito da problemi che potrebbero cambiare fisionomia alle squadre ideate da Mancini o rendere più suggestivo il trasformismo nerazzurro: la condizione fisica di Vieira (non è andato in Inghilterra, è rimasto ad allenarsi a Brunico), da qui l’idea Emerson; la tenuta di Figo che dovrà gestire le sue presenze; l’incombere dei tranelli dell’età per Zanetti e Materazzi; la necessità di lasciare spazio a tutti gli attaccanti per non ricominciare con i musi lunghi. Soddisfatte tutte queste condizioni, all’Inter non resta che vincere.
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