Piero Pizzillo
Si è conclusa con una modesta sanzione pecuniaria la vicenda giudiziaria della trentenne autista dellAmt, Federica Moro, indagata dal procuratore aggiunto Franco Cozzi per guida in «condizioni alterate», cioè in stato di ebbrezza prodotto da sostanze stupefacenti, lesioni e interruzione di pubblico servizio e rinviata a giudizio. Erano le 17 circa del 3 maggio 2005 quando in via Carso lautobus «64» condotto dalla Moro finiva sul ciglio di una scarpata, con grande spavento dei 15 viaggiatori, alcuni dei quali riportavano ferite e contusioni.
A oltre un anno dalla sfiorata tragedia il giudice Anna Ivaldi non ha calcato la mano, anzi, dimostrando comprensione, ha accolto listanza di patteggiamento, infliggendo allimputata una multa di 1170 euro e unammenda di 1518 euro, in sostituzione della pena di trenta giorni di reclusione. Questo anche perché - chiarisce il difensore, avvocato Arturo Bava - Federica Moro, tuttora ospite di una comunità di recupero, dimostra buona volontà, ravvedimento e una notevole capacità di riprendere la normale attività.
Tanto che la stessa azienda si è mostrata comprensiva e le ha mantenuto il posto di lavoro. Del resto la Moro non ha mai nascosto le sue condizioni. Qualche giorno dopo lincidente dichiarò che il 3 maggio prima di mettersi alla guida aveva preso un ansiolitico, ma faceva anche uso di metadone in quanto si stava sottoponendo a una cura disiontossicante, ed era già a buon punto.
Nellinchiesta, coordinata da Cozzi e svolta dagli agenti del commissariato centro diretto dal vice questore Salvatore Dispenza, sono coinvolti tre dirigenti dellAmt, la cui posizione non è stata ancora definita.
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