Manette ai professionisti del colpo col taglierino

Manette ai professionisti del colpo col taglierino

Alessia Marani

In carcere gli specialisti della rapina col taglierino. Lama alla gola di un cliente preso in ostaggio («fuori i soldi o lo sgozziamo») i due terrorizzavano i bancari e si facevano consegnare il bottino. Poi via su un motorino rubato. Uno, Ivan S., 32 anni, ai domiciliari, l’altro Francesco C., 31 anni, in «prova» col permesso di uscire tra le 10 e le 12 del mattino - gli orari in cui si consumavano le rapine - sono stati incastrati dai fotogrammi ripresi dalle telecamere interne della Bpm di via Baldovinetti, agenzia presa di mira per ben due volte dalla coppia di cognati residenti all’Infernetto e con un curriculum criminale di tutto rispetto. Alla Popolare di Milano, secondo quanto accertato dai poliziotti del commissariato di Tor Carbone, erano stati protagonisti di due diversi raid. Il primo il 22 settembre 2005, quando fecero irruzione taglierini alla mano coprendosi, poi, la fuga con un 30enne rilasciato pochi minuti dopo. Quanto basta per avere provocato uno choc al ragazzo, finito in ospedale. La seconda, invece, è del 3 maggio, con ostaggio la segretaria di uno studio vicino che stava entrando in banca per dei versamenti. «I due, delinquenti vecchia maniera - spiega il vicequestore Luigi Donato - si muovevano con particolare efferatezza. Sempre con lo stesso modus operandi. Abbiamo motivi per ritenere che siano gli autori di altri colpi, sempre a Roma sud dove si muovevano con agilità. Giusto il tempo, insomma, di spostarsi dal litorale e tornarsene a casa come nulla fosse». Dopo la prima incursione, gli agenti cominciano a confrontare le immagini «ritagliate» dal sistema di sicurezza con quelle di un centinaio di pregiudicati. Un lavoro da certosini che avrà i primi forti riscontri dopo il colpo di maggio quando le telecamere immortalano la coppia anche di profilo.

A incastrarli la camicia e la felpa, nonché i cappellini e gli occhiali da sole indossati durante le rapine e ritrovati a casa loro nel corso della perquisizione. I taglierini, insieme a degli «spadini» solitamente utilizzati per scardinare le serrature di auto e moto e proiettili calibro 9 erano, invece, nella cassetta degli «attrezzi».

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