«In manette Antonio Colia, autista banda Renato Vallanzasca». Titolo del take dagenzia. Balzo allindietro di trentanni e passa. Flash back su quella batteria di amici cresciuti alla Comasina, apprendisti ladri divenuti rapinatori di professione. Lui, Antonio, era lautista di quel gruppo che dallestate 76 al febbraio 77 mise a segno qualcosa come settanta-rapine-settanta e quattro sequestri di persona.
Ormai sessantenne, Colia, ritorna dietro le sbarre per lomicidio di un nomade, Riccardo Fros, ucciso lo scorso settembre da un commando di tre persone. A inchiodarlo due pistole-mitragliatrici Skorpion utilizzate nellomicidio e sequestrate nellabitazione di uno dei complici di Colia, Angelo Cifone. Che insieme a Santino Stefanini - già protagonista di due evasioni dal carcere, nel 1977 e nel 1982, e pure legato alla banda del bel René - è stato raggiunto da unordinanza di custodia cautelare. Trio con un potenziale criminale da non sottovalutare, osservano i Carabinieri, visto larsenale trovato in loro possesso ma anche il curriculum-vitae, che non impediva però a Stefanini di godere del regime di semilibertà (detenuto nel carcere di Opera rientrava solo a tarda sera).
Secondo le indagini dellArma, lomicidio del sinti Fros è stata unazione «dimostrativa»: una lezione impartita da Colio and company, dopo aver scoperto che un chilo di cocaina vendutagli da Fros in cambio di 40mila euro era di qualità scadente. Fallito il tentativo di recuperare quel denaro, secondo i Carabinieri, lex braccio destro di Vallanzasca aveva fatto irruzione al 120 di via Stephenson, zona Musocco, tra le casette abitate da Fros e altri sinti. Agguato mortale, con tanto di feriti: la moglie di Fros e due nipoti.
Fin qui fatti e misfatti della cronaca di oggi.
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