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"Mani pulite" ma occhi chiusi: la Iervolino non vede Napoli

Il sindaco giura: "Nella mia squadra solo persone perbene". Però sono 12 i suoi uomini di fiducia finiti nel mirino dei pm

"Mani pulite" ma occhi chiusi: la Iervolino non vede Napoli

Il ridicolo lo ha raggiunto il 15 dicembre, quando in piena bufera, donna Rosa Russo Iervolino ha dichiarato: «La mia giunta è fatta di persone perbene. Facciano i nomi dei corrotti». I nomi e pure i cognomi di indagati, inquisiti e arrestati in effetti li stanno facendo un giorno sì e l’altro pure magistrati e giornalisti. Gli ultimi due, ma l’elenco è in continuo aggiornamento, sono Gennaro Mola, che ha la delega ad un problemuccio secondario come i rifiuti, e Giuliano Riccio, che segue le politiche sociali. I due avrebbero utilizzato l’auto blu del Comune per scopi non istituzionali, e non sarebbero stati i soli, perché con le berline di Palazzo San Giacomo avrebbero svolazzato anche quattro ex assessori. Un poker di tutto rispetto, che ha il suo nome più importante in Giuseppe Gambale che deve rispondere non solo di peculato, come gli altri, ma anche di minacce. E però Gambale questa tegola non deve averla neanche sentita perché è finito nella retata di mercoledì scorso e ora è agli arresti domiciliari in un ingorgo di inchieste e capi d’imputazione.
Certo, la Iervolino ha il dono della profezia. «Cio che ha sempre caratterizzato il mio lavoro - ha scandito nel memorabile discorso al consiglio comunale del 15 dicembre - è il rispetto della legalità, con le mani candide, con l’assenza di clientele, con la più ampia trasparenza».
Il sindaco aveva dedicato addirittura un assessorato alla legalità e alla trasparenza. E a chi l’aveva affidato? Proprio a Gambale che ora è sotto il fuoco incrociato dei pm. Insomma, hanno ammanettato pure la Trasparenza. Ma la magistratura non si ferma: i Pm negli uffici del Comune sono di casa. Ci sono stati gli stipendi d’oro, con nove condanne di funzionari, a ottobre scorso; poi le auto blu, con l’indagine ora chiusa; e ancora, visto che a Napoli non si fanno mancare niente, anche le consulenze d’oro: a ottobre l’assessore al bilancio Enrico Cardillo viene iscritto nel registro degli indagati. Temporeggia un mese, poi il 28 novembre si dimette con una conferenza stampa. Coincidenza, a quel meeting si fa vedere, brevemente, una altro assessore già arrestato e che l’indomani, in un dramma senza soluzione di continuità, si suiciderà: Giorgio Nugnes. Ammanettato perché a Pianura, insieme a un consigliere comunale del centrodestra, aizzava la folla contro le autorità che volevano aprire la discarica. Ma anche in ottimi rapporti con l’onnipresente Alfredo Romeo, il potente imprenditore che dalle intercettazioni, pubblicate in questi giorni a lenzuolate, sembra essere una sorta di sindaco ombra della città.
Dunque, Cardillo si dimette, misteriosamente; Nugnes, già azzoppato dalla indagini su Pianura, si ammazza. Il 15 novembre la Iervolino, ispirata, azzarda: «Ho le mani candide». Il 17 Cardillo finisce pure lui ai domiciliari, il povero Nugnes gli avrebbe fatto compagnia e nemmeno quel gesto terribile lo salva dall’essere risucchiato nelle pagine della Malanapoli.
Ma sì, il sindaco ha le mani candide. E gli occhi chiusi. Sbarrati. Meglio così. Le macerie sono da tutte le parti. E non da un giorno o da una settimana. Un anno fa la magistratura azzanna gli appalti della Fire Controll e colpisce il braccio destro del sindaco, l’assessore Luca Esposito che viene interdetto ed è costretto a dimettersi. A novembre 2008, traballa un altro assessore, Gennaro Nasti, sotto inchiesta addirittura per lo smog. Poi ci sono i dati terrificanti diffusi dai giornali come il Roma sull’indagine della Corte dei conti che cerca di censire gli immani sprechi nella gestione dello sterminato patrimonio immobiliare del Comune. Infine, ecco il quasi strike della Global Service, gli arresti annunciati dal tam tam di tutti i giornali. Siamo a quota 12, come gli apostoli. Dodici assessori della Iervolino indagati o arrestati.
La giunta ha ormai più familiarità con il codice penale che con la trasparenza, ma lei non molla. Veltroni lancia l’allarme sulla crisi del Pd, lei piega meglio di Houdini le parole del leader del Pd alle sue aspettative: «La relazione di Veltroni rispetta il mio tentativo di far rinascere una giunta eticamente forte». Non fa in tempo a finire questa appassionata orazione che l’etica deve associarsi alle auto blu scambiate per giocattoli da manovrare a piacimento.
L’opposizione chiede il commissariamento. Non importa. Lei vagheggia rimpasti sotto l’albero di Natale, contatta questo e quello - l’ultimo a declinare è stato Tiziano Treu - poi si sfoga: «Quando telefono qualcuno ti dice che sta a Innsbruck con la moglie, un altro sta da un’altra parte». E qualcun altro, più di uno, è inchiodato ai domiciliari. Come Gambale che conversando col solito Romeo esprimeva un giudizio tutto politico sul sindaco, dando alla Iervolino della scema.

Trasparente fino alla fine.

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