(...) quelle di molti politici. Qualcuno, addirittura, ha mandato comunicati con polemiche di partito quando lacqua stava ancora esondando dal Bisagno, dal Fereggiano e dallo Sturla e quando arrivavano le primissime notizie sulle povere vittime.
Personalmente, non ho condiviso nemmeno le immediate richieste di dimissioni di Marta Vincenzi. Non perché non pensi che la sindaco si debba dimettere - ma lo pensavo già quando portava avanti battaglie surreali sulla realizzazione della Moschea al Lagaccio e sullaffidamento del mercato del pesce di piazza Cavuour ai centri sociali, vissute come prioritarie per la città -, ma perché penso che durante le tragedie sia meglio tacere. Per poi polemizzare dopo.
E lo diciamo noi che, su questo Giornale, mentre altri davano spazio alle proteste contro lamministrazione di commercianti di Sestri Ponente allarmati per i mancati incassi dovuti alla chiusura dei negozi per lallerta, abbiamo scritto il giorno prima - il giorno prima, non il giorno dopo!, il giorno dopo è troppo facile e retorico - che era assurdo chiudere cimiteri e giardini pubblici e non le scuole. Che era folle mettere su carta intestata del Comune di Genova linvito a non uscire di casa e a non prendere lautomobile e poi, contemporaneamente, tenere aperte le scuole.
Insomma, penso che Marta Vincenzi sia assolutamente indifendibile e che, ogni giorno che passa, riesca a fare peggio del giorno precedente. Ma apprezzo il comunicato stampa emesso ieri sera da deputati e senatori pidiellini in cui cè scritto: «I parlamentari del Pdl hanno ritenuto opportuno rinviare qualunque forma di polemica politica alla fase successiva allemergenza e nelle sedi istituzionali, lasciando ai cittadini genovesi il giudizio politico-amministrativo sul sindaco e sullamministrazione di fatto dagli stessi già dimissionata».
Parole condivisibili, dicevo. Anche se Marta ce la mette tutta per far venire voglia di chiederne le dimissioni comunque, immediate e a prescindere. Perché le sue parole hanno sempre un livello di saccenza superiore alla modica quantità: «La responsabilità me lassumo tutta, serve un capro espiatorio, un ruolo terapeutico per la comunità. Ma le colpe sono unaltra cosa. Essere responsabile non vuol dire essere anche colpevole». E, ancora, «andrei ai funerali perché lidea che ci sia qualcuno che ci fotografa e fotografa i parenti, mi sembrerebbe una mancanza di rispetto che non mi perdonerei. Se sapessi che non cè un fotografo e un giornalista, ci andrei». Non servono commenti. Le dimissioni da un ragionamento logico nellaffrontare il dopo-crisi, Marta le ha già date da un pezzo.
Ma lunico comunicato che non è arrivato in redazione - fra le centinaia e centinaia giunti sul mio tavolo, persino quelli incredibili di sostegno alla sindaco, che pubblichiamo nelle prossime pagine e su cui ognuno può farsi unopinione - è quello che avrei voluto leggere. Parole simili a quelle del presidente del consiglio regionale della Lombardia, il leghista (maroniano) Davide Boni: «Dinanzi ai tragici fatti che sono avvenuti in Liguria e a Genova, ho intenzione di devolvere il trenta per cento delle spese di rappresentanza, che spettano di norma al presidente del consiglio regionale, agli alluvionati». Mica finita, Boni - che pure lavora a Milano - ha dimostrato una certa pratica toponomastica genovese: «Sarà mia premura prendere contatti per capire la destinazione più consona. Senza dubbio, in questo momento, mi viene in mente la centralissima via XX Settembre a Genova e le devastazioni che hanno colpito i commercianti della zona. Il maltempo, oltre a spezzare vite innocenti, ha infatti messo in ginocchio parecchie realtà economiche e produttive». Parole, per la cronaca, già messe nero su bianco sabato pomeriggio.
Parole che, a distanza di tre giorni, nessun politico ligure ha fatto proprie. Anzi. Soprattutto, non sono state fatte (ancora?) proprie dal presidente del consiglio regionale Rosario Monteleone che di Boni è lomologo, ma di cui non abbiamo letto ancora di alcuna rinuncia alle spese di rappresentanza.
In compenso, è partita la raccolta del «Gruppo amici del Giornale di Genova», sposata da noi, che proprio ai politici chiede di mettersi le mani in tasca per aiutare popolazioni e operatori commerciali colpiti dallalluvione. Unottima idea lanciata da Andrea Cambiaso di Liguria Moderata, uno dei promotori della grande lista civica che correrà alleata a Pdl e Lega alle comunali, che ha dato il buon esempio, annunciando di donare 500 euro. E dico «annunciando» perché, tecnicamente, la raccolta vera e propria partirà nei prossimi giorni, quando renderemo note le coordinate bancarie del conto di Banca Carige che raccoglierà le offerte. Ma, ovviamente, gli impegni valgono il versamento, anche perché li controlleremo giorno per giorno, uno per uno.
Il secondo a chiamarci immediatamente è stato il capogruppo leghista in consiglio regionale Edoardo Rixi, uno che sta crescendo giorno dopo giorno, che ha subito offerto 600 euro, che si aggiungono ai mille euro che ogni consigliere regionale darà alla Regione. Rixi, inizialmente, ha anche vincolato la sua offerta al fatto che «non venga gestita da Burlando e cioè non finisca sul conto della Regione». Rassicurazione ovviamente accettata, ma anche superata dallaccordo trovato da Rixi e Gino Morgillo in Regione: sui soldi dei consiglieri vigilerà un organismo bipartisan, in modo che vadano nelle mani giuste.
Poi, ad aderire alla nostra iniziativa sono stati il capogruppo di Liguria Moderata del Misto nel Municipio Centro Est (quello del Centro, di Carignano, di Castelletto, del Lagaccio, di Oregina, dei vicoli, del Molo, di Portoria e soprattutto del Quadrilatero così duramente colpito), Enrico Cimaschi, che ha versato lequivalente dei gettoni municipali da fine agosto a fine novembre, pari a circa 150 euro. E, come lui, ha fatto il suo collega di Municipio Vincenzo Falcone, capogruppo di An, per donare tutti gli emolumenti derivanti dal pagamento dei gettoni di presenza, autorizzando il prelievo dal suo «stipendio» politico.
Insomma, siamo davvero davanti alloccasione per rivalutare la politica. Che ha loccasione per essere meno Casta e più casta. Mettendosi le mani in tasca.
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