Questa è la trascrizione dell’intervista che la transessuale pugliese Manila Gorio, amica della escort Patrizia D’Addario, ha rilasciato ieri al telegiornale «Studio Aperto» su Italia 1.
«Abbiamo avuto una telefonata del tabloid londinese News of the world che mi chiedeva un’intervista e ci siamo incontrati alla Sheraton di Bari dove abbiamo rilasciato questa intervista. Dovevamo parlare della vicenda di cui sono coinvolta per l’amicizia con la mia amica Patrizia D’Addario tranne che questa intervista non è mai uscita, il contratto relativo e un’intervista mai pubblicata il perché è un grande mistero.
Fondamentalmente all’inizio dell’intervista, a telecamere spente, mi hanno chiesto di essere piuttosto esplicita sui festini a casa del premier a Villa Certosa e a Palazzo Grazioli, se ero a conoscenza che in queste serate c’era uso della cocaina e l’uso di queste ragazze legate alla prostituzione. Mi è sembrato ostentato il volermi quasi costringere a dire delle cose che per quanto mi riguarda sono assolutamente a conoscenza che tutto questo non accadeva.
Ci avevano offerto una cifra che era simbolica chiaramente, ci hanno chiesto esplicitamente di parlare un po’ a sfavore della situazione e allora il mio avvocato ha provato ad alzare il prezzo da 400 a 2.500 (euro, ndr). E così è stato. Potevamo anche chiedere 1 milione di euro, sono convinta che se fossi stata così brava a raccontare quello che volevano loro, questo prezzo sarebbe salito e poi in realtà questi soldi non sono mai arrivati. Avevamo capito che quella intervista in realtà non sarebbe mai uscita perché fondamentalmente non aveva nulla che screditare il premier e né di tutta la vicenda. Sapevo e so quella che per me è la verità, in base alle confidenze che Patrizia mi ha fatto e che quindi a loro non interessava.
Se la procura di Bari mi ha contattata? Assolutamente no - conclude Manila - non sono stata contattata e non ho mai ricevuto un invito né in procura né in altre sedi legali».
Questa invece è la dichiarazione dell’avvocato di Manila, Michele Cianci.
«Se avessi inteso che i giornalisti volessero dimostrare una tesi precostituita? Non è che ho avuto una sensazione, lo hanno detto chiaramente nel senso che l’intervista avrebbe interessato nel momento in cui fossero emersi elementi piccanti».
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