Gian Battista Bozzo
da Roma
Per leconomia di Eurolandia il 2006 potrebbe essere il miglior anno del Duemila in poi, con un pil che crescerà del 2,5%. Anche per lItalia le stime della Commissione di Bruxelles volgono al bello: la crescita è prevista per l1,7%, contro l1,3% ipotizzato lo scorso marzo. Nellannunciare i nuovi dati, Joaquin Almunia si augura che il miglioramento della congiuntura non spinga il governo italiano ad annacquare ancora la manovra 2007, già scesa da 35 a 30 miliardi: «Spero - dice il commissario Ue - che le difficoltà politiche non impediscano un risanamento di bilancio allaltezza delle nostre richieste. Le regole sono uguali per tutti i governi, di sinistra e di destra, ed ho preso nota delle dichiarazioni di Prodi (che ha confermato le dimensioni della manovra in 30 miliardi di euro, ndr)».
Almunia chiede dunque la massima prudenza sui conti, evitando euforie. Del resto, come afferma il governatore di Bankitalia Mario Draghi, «la ripresa in Europa cè, ma non è detto che sia permanente». Ma davanti alle richieste delleurocommissario, dallala sinistra della maggioranza si levano molte voci infastidite. Il segretario di Rifondazione comunista Franco Giordano ed il sottosegretario verde allEconomia Paolo Cento dicono esplicitamente che trenta miliardi sono troppi, e che di pensioni «non si deve parlare». Giordano, in particolare, chiede «una riduzione consistente» della manovra, aggiungendo che «la politica economica non è per tecnocrati». Il ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero ricorda ad Almunia che «lItalia continua ad essere un Paese sovrano, e le pressioni internazionali per una politica di tagli sta diventando insopportabile. Al commissario - ha aggiunto - ricordo che per andare sotto il 3% di deficit basterebbe una manovra da 12 miliardi, visto che il tendenziale è oggi al 3,8%». Il segretario Ds Piero Fassino tenta di invitare al rigore i ministri della Quercia ed ottiene da Fabio Mussi questa risposta: «I trenta miliardi non sono un moloch». La tentazione di ridurre ancora la manovra, magari a 27 miliardi di euro, si fa strada.
La legge finanziaria alla luce dei nuovi dati provenienti da Bruxelles, il nodo delle pensioni e soprattutto gli interventi per lo sviluppo sono stati al centro della discussione in un lungo vertice con cena a Palazzo Chigi fra Romano Prodi ed i ministri Padoa-Schioppa, Bersani, Damiano, Di Pietro, Bianchi, il viceministro Visco, i sottosegretari Letta e Sartor. Si è discusso di cuneo fiscale (con uno stanziamento ridotto a 6-7 miliardi rispetto ai 10 inizialmente previsti) e di investimenti per il rilancio economico, per un totale di 14 miliardi.
Sulle pensioni, invece, cè tutta laria del contrordine compagni, nonostante i richiami alla «finanziaria dolorosa» di Massimo DAlema. Clemente Mastella conferma che «le pensioni non sono mai state nella Finanziaria». Le uniche misure di cui ora si parla sono un prelievo del 3% sulle «pensioni doro» (oltre i 50-60mila euro?) e un aumento dei contributi per autonomi e para-subordinati. Sulletà pensionabile tutto, invece, pare rimandato a un provvedimento separato dalla legge finanziaria. La Cisl sostiene che un intervento ad hoc potrebbe prevedere una scelta, a partire dal 1° gennaio 2008: andare in pensione a 58 anni o al raggiungimento della cosiddetta quota 95 (ad esempio 40 anni di contributi e 55 detà). Per gli anni successivi si potrebbero valutare altri scalini per letà pensionabile. Proposta che però non piace alla Uil.
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