Questa manovra è un’avventura, ogni tanto spunta una sorpresa, un refuso, un calcetto agli stinchi. L’ultimo colpo di teatro appare in un emendamento. Lo presenta a tarda sera in commissione bilancio al Senato Antonio Azzollini. È il relatore ufficiale, quello a cui spetta il compito di spiegare l’architettura di Tremonti. Il senso è questo. Ci saranno tagli alle tredicesime di magistrati, forze armate, poliziotti, vigili del fuoco, prefetti, professori universitari, ricercatori, diplomatici e dirigenti penitenziari. L’emendamento è un botto e fa rumore. E non sembra sia un refuso.
Si tratta in realtà di un baratto. Nella versione originale della manovra c’era una norma che bloccava per tre anni promozioni, straordinari e arretrati ai dipendenti pubblici. Ora non c’è più. In cambio però vengono toccati gli straordinari. Non si sa ancora quanto sia equo e solidale il cambio merci, ma una cosa è certa: questo stillicidio di notizie, emendamenti, precisazioni, marce e retromarce non fa bene a nessuno. Il rischio è che a turno faccia imbestialire questa o quella categoria e lascia la sensazione, magari falsa, che gli stipendi di ogni italiano siano a rischio. È colpa di Tremonti? È colpa dei troppi compromessi? È colpa di sviste? Non si sa. Forse qualcosa in più sulla «semplificazione» di un atto politico ed economico così importante si poteva fare. Non si può sempre dare la responsabilità ai correttori di bozze.
È stato messo a posto, intanto, l’emendamento sui 40 anni di contributi. Giovedì si raccontava nella solita commissione che dal 2016 ci sarebbero voluti 40 anni e più, in base all’indice dell’aspettativa di vita. Il concetto era semplice: vivi di più e lavori di più. Poi i sindacati hanno battuto i piedi e il ministro Sacconi ha fatto sapere che era una svista. Un refuso, appunto. Uno scherzo della tipografia. Questo dimostra che i politici, anche quelli che masticano di economia, sono distratti come i giornalisti. La manovra non tocca i contributi, ma varia l’età anagrafica di quando si va in pensione. Tutto questo a partire dal 2015. La variabile è sempre quella dell’aspettativa di vita. Il «refuso» assicurava un risparmio di 7,8 miliardi di euro fra il 2016 e il 2020. La nuova versione, corretta e controfirmata, si accontenta di 4,6 miliardi.
Non è facile orientarsi in questo labirinto. Ieri sera, all’improvviso, si è tornati a parlare di mininaja. Anche la vecchia caserma si ritrova invischiata nella manovra. Di che si tratta? Lo spiega sempre Azzollini. Le forze armate organizzeranno corsi di formazione di tre settimane. Sono riservati a uomini e donne tra i 18 e i 30 anni, che dovranno però superare test che escludano l’abuso di alcol e l’uso «anche saltuario od occasionale» di sostanze stupefacenti. Ai frequentatori verrà rilasciato al termine un attestato di frequenza. È prevista una spesa di 6,6 milioni nel 2010, 5,8 milioni nel 2011 e 7,5 milioni nel 2012. Fa un po’ corso di sopravvivenza o gita in montagna con i boy scout ma va bene così.
La sensazione è che la manovra non piaccia a molti colleghi di Tremonti. Renato Brunetta, ministro della Pubblica amministrazione, quando ha saputo delle tredicesime non sembrava particolarmente entusiasta. «Non ne so nulla. Chiedete a Tremonti. È lui il titolare della manovra».
I sindacati fanno finta di fare i cani da guardia, ma sembrano interessati a tutelare i loro iscritti. Quasi tutti ormai pensionati. Sul resto non alzano la voce. Il prossimo appuntamento è per lunedì. A sorpresa. E senza refusi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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