da Roma
Fotogrammi di un governo. Il Consiglio dei ministri ascolta le linee guida della manovra da 30 miliardi per il 2007. Sabato scorso a Rimini, Bersani (Sviluppo economico) aveva detto: «La Finanziaria sarà da 35 miliardi». Padoa-Schioppa (Economia): «La manovra non scenderà sotto i 30 miliardi». Ferrero (Solidarietà sociale): «Non regge una manovra da 30 miliardi». Bisogna diluirla in due anni. Padoa-Schioppa: lo slittamento della manovra in due anni «non esiste. Non possiamo chiedere un anno in più a Bruxelles, siamo uno dei Paesi con il più alto contenzioso per infrazioni». «Siamo persone serie», commenta Romano Prodi. Poi ammette: «Durante il Consiglio dei ministri come sempre capita e deve capitare ci sono state posizioni diverse». E alla festa dellUnità di Pesaro confessa: «Un allargamento della maggioranza con alcune forze della Cdl? Non mettiamo limiti alla Provvidenza...».
Messi tutti insieme, questi fotogrammi formano il film di un governo che sta cercando di trovare una sintesi sui conti pubblici. Sintesi che, per Palazzo Chigi, dovrebbe essere favorita da un vertice di maggioranza con i capigruppo dellUnione di Camera e Senato.
Le posizioni di partenza, come dimostrano le posizioni di Padoa-Schioppa e di Ferrero, sono molto distanti. Per questo, il ministro della Solidarietà sociale aveva chiesto un vertice di maggioranza. Lo avrà. Ma non con i segretari dei partiti di maggioranza, bensì con i capigruppo. Il ministro dellEconomia sembra ottimista: «Spero di arrivare a una condivisione totale» sulla manovra. Anche se so bene - aggiunge - «che la condivisione totale non è una condicio sine qua non per procedere, come lo è in un rapporto contrattuale». Insomma, non nasconde che è in atto un braccio di ferro. Anche Prodi ostenta ottimismo: «Arriveremo a una finanziaria che farà cambiare il nostro Paese».
Per il momento, Padoa-Schioppa assicura che al ministero «hanno fatto bene i conti». E Prodi ribadisce che lobbiettivo del governo, pur con un taglio della finanziaria del 15%, resta lo stesso: raggiungere nel 2007 un rapporto deficit-pil del 2,8%. Oltre alla rassicurazione sullefficacia dei conti fatti allEconomia, però, Padoa-Schioppa non va. «Parlo poco e continuerò a farlo anche nei prossimi giorni», garantisce il ministro. Anche perché, il suo annuncio a Telese di una riduzione della manovra da 35 a 30 miliardi non è stato accolto con entusiasmo dalla business community (vedi reazioni della Commissione europea, della Banca centrale europea, delle agenzie di rating).
Così, nella linea del «parlo poco», il ministro schiva largomento del cuneo fiscale. Sul tema - osserva - non sono state assunte decisioni. Cioè, non è ancora chiaro quale quota di beneficio va a lavoratori e imprese; se va a tutte le imprese o solo a quelle che assumono a tempo indeterminato; se il beneficio sarà concentrato al Sud.
Su un punto, Padoa-Schioppa è ottimista: «Le entrate tributarie nel 2006 saranno di 20 miliardi in più». Rispetto al Dpef, il ministro riduce di un miliardo (da 15 a 14) le risorse destinate allo sviluppo. Da cui ne consegue che la correzione dei conti pubblici (che sarebbe dovuta passare da 20 a 15 miliardi, dopo il taglio della manovra da 35 a 30 miliardi) salirà da 15 a 16 miliardi. E sullargomento sviluppo, perfino Tiziano Treu, presidente della commissione Lavoro del Senato (Margherita) si lascia scappare che nella Finanziaria «mancano indicazioni precise sugli interventi che si intendono adottare». Intanto, anche se per la Sanità i risparmi potrebbero essere inferiori alle previsioni, prosegue il confronto fra la Turco e Tps se introdurre tagli o nuovi ticket sui ricoveri o pronto soccorso.
Per Verdi, Rifondazione, Comunisti italiani, però, la Sanità deve uscire dalla manovra. «No ai tagli alla spesa sociale», tuona Oliviero Diliberto.
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