Roma

Manovre tra i caschi bianchi

Claudia Passa

«Mobilità e grandi eventi». È racchiuso in queste quattro parole uno dei nodi più intricati della partita per la nomina del nuovo comandante della Polizia municipale. Già, perché se da una parte la poltrona più ambita di via della Consolazione potrebbe essere destinata a un dirigente interno al Corpo, dall’altra ai potenziali «contendenti» non sfugge che – al di là della formale investitura – a determinare le sorti della catena gerarchica del comando e il peso specifico di ciascun dirigente sarà la distribuzione della direzione delle varie unità organizzative. Fra queste, appunto, il coordinamento della mobilità e dei grandi eventi (unità ribattezzata di recente «pianificazione servizi operativi»), considerato assieme al commercio, all’edilizia e all’informatizzazione, uno dei centri nevralgici nell’assetto gestionale e operativo della municipale. A tenere da diversi anni le redini dello strategico comparto è Giovanni Catanzaro, comandante a interim in scadenza di mandato, considerato in lizza per il conferimento dell’incarico. Secondo alcune voci, lo stesso Catanzaro avrebbe espresso il desiderio – in caso di nomina alla guida dei fischietti capitolini – di mantenere per sé il coordinamento della mobilità e grandi eventi. Modificando di fatto la geografia interna della piramide apicale rispetto a quando, con Aldo Zanetti a capo del Corpo, era lo stesso Catanzaro (all’epoca vicecomandante) a dirigere l’unità, strettamente collegata per necessità operative al gabinetto del sindaco, e il cui raggio d’azione in concreto spazia dal servizio allo stadio alle domeniche ecologiche, dalla fluidificazione del traffico ai tanti eventi che determinano un massiccio afflusso di mezzi e persone, per finire con il coordinamento del Gruppo intervento traffico e, di fatto, con la gestione di una consistente parte degli straordinari. Un settore fortemente strategico, dunque, il cui destino potrebbe costituire uno snodo significativo anche per l’eventualità che, con Catanzaro al comando, ad affiancarlo in qualità di vice sia chiamato qualche giovane dirigente che si è fatto notare nella gestione di territori nevralgici e complessi, ma che non sempre con il capo «in pectore» avrebbe rapporti idilliaci.
Par di capire, insomma, che il puzzle che il sindaco e i suoi più stretti collaboratori dovranno completare entro la fine del mese si va facendo sempre più complesso. L’organizzazione interna al Corpo, infatti, è materia che spetta al comandante. Ma è opinione diffusa che la delicatezza della materia e del momento imponga all’autorità politica un’attenta vigilanza. Veltroni, infatti, giunto al secondo mandato, sa bene che gli uomini della Polizia municipale non gli perdonerebbero errori. E sa anche che, dopo la soppressione dell’assessorato alla Sicurezza, qualsiasi decisione in materia di vigili urbani - dalla scelta del nuovo comandante a quel che accadrà dal giorno successivo alla nomina del casco bianco più potente della città - verrà associata alla sua immagine. Non solo: ogni spostamento, tra gruppi municipali e comando generale, comporterà inevitabilmente un effetto domino, in un quadro che già vede la Polizia municipale soffrire per la carenza di personale dirigente. E non a caso le varie «cordate» starebbero già scaldando i motori in vista di un possibile riposizionamento a catena.
È per questo che la temperatura è incandescente, e costante il monitoraggio di esternazioni e umori. Umori dentro e fuori i palazzi della politica, dentro e fuori i quartier generali del Corpo.

Dove gli agenti a larghissima maggioranza sognano un profondo rinnovamento e il ritorno dell’ex comandante Alberto Capuano, e i dirigenti con maggiore anzianità seguono con qualche apprensione la crescita di alcuni giovani colleghi, preparandosi in qualche caso a fare ricorso se le posizioni di comando non dovessero risultare esclusivo appannaggio dei “veterani” della Municipale capitolina.

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