da Milano
Il Kazakhstan vuol alzare il prezzo del suo petrolio, ancora prima che ne sia estratta una sola goccia. Loccasione viene dai ritardi con cui sta procedendo il consorzio di compagnie guidato dallEni e dallaumento degli investimenti necessari per arrivare alla produzione del greggio nel giacimento di Kashagan, nel Mar Caspio, il più grande scoperto negli ultimi trentanni e paragonabile a quelli dellArabia Saudita. Le difficoltà, dovute soprattutto al clima che fa ghiacciare il mare per molti mesi allanno, hanno fatto slittare linizio dellestrazione dal 2008 alla seconda metà del 2010. Lad Eni, Paolo Scaroni, ha detto che saranno necessari investimenti per 19 miliardi di dollari, contro i 12 previsti. Oltre a Eni, fanno parte del consorzio anche Total, ExxonMobil, Shell (ciascuna con il 18,52%), ConocoPhillips (9,26%), Inpex e KazMunaiGaz (ciascuna con l8,33%).
Ieri il primo ministro kazako, Karim Masimov, ha detto (non è chiaro su che basi) che i costi saliranno a 136 miliardi di dollari e che questo, aggiunto al rinvio al 2008, porterà a una richiesta del suo governo di passare da una quota di profitti dal 10 al 40 per cento. Il governo di Astana ha tuttavia confermato che non cè alcuna intenzione di togliere allEni il suo ruolo di guida del consorzio. A fine giugno lEni aveva presentato alle autorità kazakhe un documento con laggiornamento del piano di sviluppo. I colloqui dovrebbero iniziare al più presto.
Secondo lagenzia Reuters il Kazakhstan si sta muovendo sullesempio di quanto sta già facendo la Russia, che sta ridiscutendo tutti i contratti firmati negli anni scorsi.
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