La mantide Di Pietro è pronta a divorare la sinistra

Caro direttore,
bisogna ammettere che Di Pietro non cessa di sorprendere. L’ultima mossa dell’ex magistrato ha spiazzato il Pd, ammettendo la sconfitta e proponendosi come il rifondatore dell’opposizione.
Con la consueta brutalità, non priva questa volta di franchezza, Di Pietro ha invitato il Pd a non nascondere la bruciante sconfitta subita alle elezioni regionali, con la sparizione quasi dalle Regioni del Nord e la perdita delle più importanti Regioni del Sud.
Di Pietro ha invitato la sinistra a riflettere sulle ragioni di quanto è accaduto, annunciando l’intenzione di trasformare il proprio movimento, da punta di diamante della protesta e della denuncia dei misfatti di Berlusconi, a catalizzatore e federatore di una nuova opposizione al governo di centrodestra.
In questo modo, Di Pietro ha lanciato una nuova sfida alla sinistra tradizionale, forse quella definitiva.
Il personaggio è solito essere sottovalutato. In genere, si intrufola in un nuovo organismo, quasi come un elemento estraneo, per poi impossessarsene e utilizzarlo per i suoi fini, che sono quasi sempre oscuri e inquietanti, come peraltro la sua stessa persona.
Così è accaduto per la magistratura, nella quale entrò con un curriculum a dir poco sospetto. Anche la sua carriera avviene in maniera singolare: frequenta e finge di essere amico in un primo tempo di certi ambienti e di certe persone, da cui riceve protezioni e privilegi, per poi trasformarsi nel loro carnefice.
Lo stesso metodo ha seguito dopo il suo ingresso in politica: da compagno di viaggio della sinistra, alla quale rende in un primo tempo molti servigi, diventa progressivamente il suo principale concorrente. Da concorrente, si fa oggi impietoso accusatore della sinistra, ponendo di fatto la propria candidatura alla guida dell’opposizione.
È lui che da tempo detta la linea politica, le principali parole d’ordine della sinistra in un crescendo di attacchi violenti al governo, al presidente del Consiglio e perfino all’indirizzo del Quirinale.
Questa linea, che contrasta con le ragioni di fondo di una sinistra democratica e riformista, conduce all’attuale rovinosa sconfitta. Ma ecco che il vero artefice della sconfitta, rispetto al quale il Pd ha la responsabilità di non avere preso nettamente le distanze, detta nuovamente le condizioni, ponendo sul banco degli accusati proprio il Pd, presentandosi nelle nuove vesti di salvatore della sinistra.
Se dalle parti del Pd non hanno ancora capito che Di Pietro li porterà al disastro, ma, prima del disastro finale, erediterà anche ciò che resta della sinistra, vuol dire che hanno ormai perduto ogni residuo di intelligenza politica e soprattutto di buon senso.
In conclusione, ci si può solo chiedere come sia stato possibile che un personaggio come Di Pietro, che rifugge da ogni appartenenza democratica e la cui natura non può che fare orrore ad ogni persona di buona educazione, sia divenuto uno dei protagonisti della sinistra italiana.
La ragione è semplice: a forza di rimandare i conti con la storia, a forza di inseguire tutte le scorciatoie piuttosto che le strade maestre, a furia di cavalcare tutti gli istinti più bassi del giustizialismo e del moralismo a senso unico piuttosto che la strada retta della politica riformista, la sinistra ha smarrito se stessa, ha perso l’anima, ha rinnegato le proprie ragioni storiche.


Ora non c’è più nulla da fare. Non c’è più nulla da sperare da questa sinistra. Ogni illusione, anche in buona fede, è destinata immancabilmente a scontrarsi con la realtà. Lo dico con amarezza, non con esultanza.
* coordinatore del Pdl

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica