Michele Anselmi
da Roma
Sorpresa: il vero Viva Zapatero! non è il documentario un po vittimista di Sabina Guzzanti. E nemmeno lirresistibile imitazione, a un passo da Mr. Bean, che ne ha fatto Neri Marcoré in tv, dalla Dandini, arcuando il celebre sopracciglio. No. Il più caloroso e complice omaggio al leader socialista della nuova Spagna verrà dal seguito di Manuale damore. Sì. il film che, forte di un incasso da quasi 15 milioni di euro, più del Benigni di La tigre e la neve, contribuì lanno scorso ad alzare la quota di mercato del cinema italiano.
In gran segretezza, Giovanni Veronesi e Ugo Chiti stanno finendo di scrivere i quattro episodi del secondo volume, per dirla con Tarantino. Probabile sottotitolo: Altre storie. Primo ciak: inizio luglio. Uscita: fine gennaio, smaltita la sbornia natalizia. Ebbene, due degli episodi saranno ambientati nella Spagna zapateriana, a Barcellona, e non ci vuole molto a capire perché. Nellarricchire il suo fortunato catalogo di manie, ossessioni, fragilità e pratiche amorose, il 42enne Veronesi, fratello dello scrittore Sandro e sceneggiatore fidato di Pieraccioni, ha voluto rivolgere le proprie attenzioni al paese europeo che più ci si somiglia. Certo, in quelle ispaniche contrade il primo Manuale damore ha incassato quasi due milioni di euro, mica male per una commedia italiana. E la cosa fa ben sperare. Ma è soprattutto la Spagna libertaria post Aznar, affrancata dai diktat della Chiesa e anzi pronta a sfidare la metaforica scomunica, quella che ha attizzato la fantasia di Veronesi.
Così, salvo ripensamenti, il blocco centrale del seguito si srotolerà nella Barcellona dove, in questi giorni, Fabio Volo sta registrando la sua trasmissione serale per Mtv, Italo (spagnolo). Proprio Volo, reduce dal set di Uno su due di Eugenio Cappuccio, sarà probabilmente il protagonista del primo dei due episodi, che racconta le peripezie di una giovane coppia, marito e moglie, volati in Spagna per poter accedere alla fecondazione eterologa vietata attualmente in Italia. Ma siccome la Spagna di Zapatero significa anche una legislazione innovativa, perfino spregiudicata, sul fronte dei diritti delle coppie omosessuali, ecco, di seguito allaltra, la storia di due inappuntabili gay italiani, forse incarnati da Antonio Albanese e Sergio Rubini: i quali, per sottrarsi alle timidezze dellUnione e ai furori congiunti dellex ministro Giovanardi e del cardinale Ruini, decidono di unirsi civilmente in matrimonio fuori dal patrio suolo, con gli effetti comici che si possono immaginare.
I due episodi spagnoli riguardano dunque La maternità e Il matrimonio, sia pure in una chiave non convenzionale, eterodossa; resteranno saldamente ancorati all'Italia, invece, la storia d'apertura, dedicata a Leros, con un possibile Riccardo Scamarcio al posto di Silvio Muccino, ormai separatosi artisticamente dal produttore Aurelio De Laurentiis, e lepilogo su Lamore estremo di nuovo con Carlo Verdone. Tutto da mettere a punto, invece, il versante femminile, giacché sia Eva Green sia Giovanna Mezzogiorno, due delle candidate, non sarebbero disponibili nei tempi previsti dalle riprese.
Inutile cercare conferme da Veronesi. Di solito loquace con i giornalisti, stavolta il regista si attesta su un gentile: «È ancora presto per parlarne». Si sa tuttavia che, nel corso di ripetuti viaggi in Spagna, ha imparato ad apprezzare la contraddittoria vitalità di quel paese: monarchico e socialista, cattolico e permissivo. La pensa così anche il produttore Riccardo Tozzi, che attraverso la società Cattleya ha volentieri intessuto rapporti con Madrid. Coproduzioni con la Spagna erano infatti È già ieri di Manfredonia, Io non ho paura di Salvatores, Non ti muovere di Castellitto, Occhi di cristallo di Puglielli. «La Spagna di Zapatero - teorizza - è uno straordinario serbatoio di temi sul versante del costume, un polo dattrazione anche per noi. In fondo è lunico Paese cattolico non riformato ad aver compiuto, in quanto a diritti civili, scelte coraggiose. Veronesi fa bene a guardare a quel paese. Se poi servirà ad allargare i confini commerciali del nostro cinema, meglio ancora».
In effetti, la moda socio-cinematografica, partita sottovoce con Lappartamento spagnolo, sembra destinata a durare e fiorire. Come ha spiegato Fabio Volo, presentando qualche settimana fa il suo programma televisivo, a Barcellona «si respira per strada la voglia di crescere».
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