Non è un musical ma una commedia musicale «La surprise de l'amour», lo spettacolo presentato al Teatro Verdi in prima assoluta e che sarà replicato fino al 23 e poi ancora il 27, il 28 e il 29 dicembre. Una commedia musicale che passa dal recitato al cantato senza una vera e proprio struttura drammaturgia. E pensare che il testo settecentesco di Pierre Marivaux, si prestava senz'altro ad un approfondimento maggiore. Marco Bracco, il regista dello spettacolo, si è avvalso di nomi di richiamo, senza però badare che quest'ensemble funzionasse. Il protagonista Manuel Casella alla prestanza fisica purtroppo non è stato in grado di aggiungere altro, del resto non nasce né come attore, né come cantante. Di lui si può dire che ci ha messo tanto impegno nel cercare di essere un Lelio convincente, ma come si sa, l'impegno non basta se non supportato da una preparazione tecnica adeguata. Buone invece Viola Valentino (la contessa) e Leda Battisti (Jaqueline) che alle scarse attitudini di attrici hanno però supplito con due voci possenti e prestanti che ben rispondevano alla buona musicalità delle canzoni musicate da Luca Angelosanti e Francesco Morettini. Anche il cantante Stefano Sani ha regalato dei piacevoli momenti, come Alex Belli è riuscito a dare al personaggio di Pierre, l'apprendista amico dello scultore Lelio, un'impronta simpatica e spigliata, riuscendo ad essere l'attore più convincente dello spettacolo. Il supporto coreografico di Simone Magnani è stato rilevante, facendo del corpo di ballo di otto elementi un coro sempre presente. La danza però non era ben integrata al tutto e risaltava più come a sé stante che esplicativa di quanto succedeva in scena, ma indubbiamente è stata la parte migliore della performance, in cui si sono ammirati buoni danzatori di tecnica contemporanea che sin dalla prima scena hanno dimostrato di essere la colonna portante di tutto lo spettacolo.
L'impianto scenico proposto da Roberto Rebaudengo si adeguava bene al contesto storico, rievocato da qualche colonna e capitello, così come i costumi di Francesca Parodi e Grazia Munisso hanno seguito lo schema generale mischiando alle linee pompose settecentesche anche disegni essenziali e puliti.
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