«Maometto offeso con vignette e video» Censurati Facebook e Youtube

YouTube al bando in Pakistan. Il giorno dopo il blocco del social network Facebook per aver lanciato un concorso sulle caricature di Maometto, le autorità pakistane hanno vietato anche l’accesso al sito Internet per la condivisione di video a causa della presenza di immagini «blasfeme». «Abbiamo bloccato l’accesso a YouTube per la presenza di contenuti scioccanti», hanno fatto sapere dall’Autorità per le Telecomunicazioni. Già nel 2007 il Pakistan aveva bloccato per un anno l’accesso a YouTube a causa di alcuni video considerati contrari all’islam.
Lo stop a Facebook è stato stabilito mercoledì dall’Alta Corte di Lahore, sollecitata a pronunciarsi in seguito a una petizione presentata dal Movimento degli avvocati islamici. La decisione è stata ovviamente criticata dalla società che si è detta «in disaccordo» con Islamabad. Sotto accusa era finita una pagina creata da una vignettista americana, dove si invitano i lettori a presentare disegni su Maometto in diversi atteggiamenti e espressioni comiche. Le caricature sono simili a quelle apparse nel 2006 su giornali scandinavi che scatenarono un’ondata di violenze in tutto il mondo, tra cui anche un attentato kamikaze all’ambasciata danese di Islamabad. L’oscuramento ha sollevato accese proteste nel mondo musulmano, ma ha anche aperto un dibattito tra chi chiede un boicottaggio totale di Facebook e chi, invece, invoca il diritto alla libertà di espressione.
Il governo pakistano ha «fermamente condannato» quelle che considera delle «caricature» del Profeta. Secondo il portavoce Abdul Basit, le illustrazioni «offendono i sentimenti musulmani nel mondo intero». Ieri nelle principali città pakistane diversi gruppi di giovani erano scesi in piazza con manifesti e striscioni per chiedere la chiusura del «link» sacrilego e per protestare contro gli Stati Uniti, accusati di divulgare materiale blasfemo. Migliaia di internauti hanno già aperto pagine e gruppi per chiedere la condanna di Facebook. A favore della censura s’è anche schierato l’ex presidente Pervez Musharraf che, durante il suo regime, aveva cercato di mettere il bavaglio a Internet.
Il caso delle vignette era salito alla ribalta della cronaca con la denuncia di un’organizzazione chiamata Islamic Lawyers Movement.

In attesa di pronunciarsi sul caso, nella prossima udienza fissata il 31 maggio, i giudici hanno ordinato all’Authority delle telecomunicazioni pakistane (Pta) di sospendere l’accesso a Facebook, che è stato quindi chiuso «fino a nuovo ordine».

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