GlasgowDifficile immaginare uno stadio più propizio di Hampden Park - esclusi la Bombonera o il San Paolo - per il debutto da ct di Diego Maradona. È la notte del Pibe di Glasgow, 29 anni dopo il suo primo gol internazionale. Tiepida però l'accoglienza degli scozzesi: sulle tribune poco meno di 30mila per la prima di Diego. Troppo pochi per ripagare l'investimento della federazione scozzese che ha speso oltre 700mila dollari per la notte di lusso con l'Argentina. Maradona appare mezzora prima del calcio d'inizio per assistere al riscaldamento dei suoi.
Avvolto in un piumino sopra la tuta, sguardo teso, si fa il segno della croce prima di appoggiare il piede destro sul manto erboso. La Selecion si divide in gruppetti, lui assiste in silenzio, passeggiando da solo per il campo. Ci resta cinque minuti, quindi il ritorno negli spogliatoi dopo aver rivolto un saluto finalmente sorridente ad un gruppo di tifosi scozzesi.
Tra raffiche di vento e spruzzi di pioggia, le squadre scendono in campo, puntuali alle otto. Diego entra per ultimo, accolto dall'applauso scozzese. Sale di corsa i 15 gradini che lo portano alla sua panchina, assiste impassibile all'esecuzione dell'inno al fianco del fido Alejandro Mancuso. A distanza di sicurezza dall'ex nazionale inglese Butcher, vice di Burley, nient'affatto gentile con l'ex pibe nelle dichiarazioni della vigilia. Quindi il cenno di ringraziamento al benvenuto gridato dallo speaker. Sugli spalti tutti gli striscioni sono per lui. «Diego Armando Maradona amigo hero», gli tributa un gruppo in kilt, grato per il gol di mano all'Inghilterra. Alla vigilia Maradona aveva promesso novità, ed è di parola. Per convinzione tattica e per necessità, causa la doppia indisponibilità di Messi e Riquelme, e l'improvvisa defezione del quasi genero Aguero, tornato d'urgenza in Spagna per stare vicino alla fidanzata Giannina, figlia di Maradona.
Sono sei i cambi rispetto all'undici sceso in campo contro il Cile lo scorso ottobre, ultimo atto della gestione Basile. In difesa il neo Ct, che si affida ad un 4-4-2 a trazione offensiva, sposta Heinze al centro e sulla sinistra fa debuttare Papa del Velez. In panchina l'interista Burdisso. Nuovo anche il centrocampo, guidato da Mascherano, alla prima da capitano. Non c'è Cambiasso, lasciato a Milano. Al suo posto spazio al talento del Real Madrid, Gago, con Rodriguez e Gutierrez sugli esterni. In attacco scelta d'obbligo, Tevez fa coppia con Lavezzi del Napoli. Passano 8' e il suo esordio è bagnato dal gol di Maxi Rodriguez al termine di una triangolazione Tevez-Gutierrez. Diego non esulta, immobile. In conferenza stampa aveva spiegato che il suo atteggiamento in panchina sarebbe dipeso dalla prestazione dei suoi. Scatenato in versione Mazzone o imperturbabile compassato stile Zeman? Decisamente più simile al boemo.
Dopo 18', per la prima volta, Maradona abbandona la panchina per dare indicazioni alla sua difesa ballerina. Urla ad Heinze, quasi travolge il guardalinee. Poi lo scatto, in fuga per evitare la reprimenda del quarto uomo. La partita stenta a decollare, ritmi bassi, Scozia modesta come nelle attese. D'altronde è da 12 anni che la Tartan Army non vince un'amichevole ad Hampden (marzo 1996, 1-0 sull'Australia). Da allora tre pareggi e otto sconfitte. Una maledizione. Ma lo spicchio riservato ai tifosi sudamericani non resta in silenzio. «Marado-Marado», è un mantra interminabile.
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