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Maratona d’oro per la Radcliffe Menendez, giavellotto da record

nostro inviato a Helsinki

Domenica di beatificazione della donna. Perfino il cielo di Helsinki ha ritrovato un sorriso di sole quando la sagoma ciondolante e storta di Paula Radcliffe è entrata nello stadio del suo sogno dopo 42 km di corsa. Un ululato d’incredulità ha accompagnato, invece, il volo del giavellotto di Osleidys Menendez, l’ercolina cubana (1,78 m per 80 kg) che con una spallata ha abbattuto il suo record. Chiusura in bianco e nero. Il bianco pallido dell’inglese eternamente sconfitta e il nero di una delle tante orchidee del giardino di Fidel.
Un mondo di record quello femmina in questi campionati. Battuti i maschi 3-0. Ha cominciato Olimpiada Ivanova con la sua marcia dei sospetti. Ha continuato la regina dell’asta Yelena Isinbayeva. Ha concluso questa caraibica che ha scagliato il giavellotto a 71,70 metri, 16 cm più del vecchio primato mondiale. Dietro il suo, un record europeo, quello della tedesca Christina Obergföll (70,03) e uno spicciolo d’azzurro con Zahra Bani, la ragazza di Mogadiscio che vive a Torino: 5º posto e record personale.
Ma nelle foto ricordo di questi campionati ritornerà il sorriso di Paula Radcliffe, la signora delle beffe. All’alba dei 31 anni, l’indomita lottatrice ha trovato la vittoria che le mancava. Non potevano bastare due successi europei. «Stamani quando mi sono svegliata, ho capito che avrei vinto», ha raccontato quasi a scostar via altre albe ugualmente emozionanti, poi divenute fatali. Fu dolore ad Atene, furono sconfitte stremanti quelle sui 10.000 metri. La strada le ha indicato un nuovo orizzonte. Ieri si è gustata il bello dell’essere prima da metà gara in poi. Non più splendida perdente, come qualche giorno fa nei soliti stregati 10mila. «Quel risultato mi pesava, ma così la vittoria è stata più bella. Voglio dedicarla prima di tutto a me stessa».

E il viso eternamente sofferente di Paula stavolta era di uno splendore sconosciuto.

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