La sigla «Sma» lhanno messa davanti a quella della maratona ed è saltato fuori «Smarathon» che per Elena e Luca ora è la sola ragione di vita. Correre per raccogliere fondi da girare alla ricerca sullAtrofia muscolare spinale, malattia rara che impedisce la sintesi di una proteina fondamentale per lo sviluppo dei nostri muscoli e alla loro piccola Rebecca di 20 mesi di reggersi da sola sulle sue gambe, di muoversi, girarsi nel sonno, tossire e di fare tante altre che fanno i piccoli della sua età.
Una «sentenza» arrivata per caso nove mesi fa, quando Rebecca stava benone e nessuno sospettava di nulla. «Era solo un po pigra - racconta la mamma - ma quando lhanno visitata al Besta ho capito subito dalla faccia di un medico che qualcosa non andava... Così ho imparato in fretta sulla mia pelle cosa fosse la Sma. Ora so che è una malattia genetica, che non cè cura, che un adulto su 40 è portatore sano, che colpisce un neonato su seimila, che un bimbo a cui viene diagnosticata di primo livello ha una aspettativa di vita di un anno e che nelle forme più lievi nel 78 per cento dei casi ti permette di vivere fino a trentanni su una sedia a rotelle. Cè solo la ricerca a darci una speranza e fortunatamente qualcosa si muove...».
Elena, 39 anni come suo marito, di professione fa la pr. Racconta quello che le sta capitando senza piangersi addosso, sprizza energia, ha voglia di combattere e si vede: «La mia vita, la vita di Luca è cambiata. Allinizio pensi di essere dentro un brutto sogno e continui a ripeterti che prima o poi ti sveglierai. Poi però realizzi e devi cominciare a fare i conti con tutto ciò che nella tua esistenza normale non hai mai considerato neppure lontanamente: le barriere architettoniche, lascensore del condominio che non ha lo scivolo, gli ospedali, le visite specialistiche, le angosce...»
E Rebecca? «Rebecca ha già capito che non camminerà - racconta Elena - Come tutti i bimbi affetti da Sma è più intelligente della media e questo non so se considerarlo un bene o un male. Con lei cerchiamo sempre la forza per giocare: quando le mettiamo i tutori per dormire che lei chiama pippo o quando la mettiamo sul gatto che altro non è che un trespolo per sorreggerla». «Comunque non voglio che attorno a noi si crei un carrozzone. Questa purtroppo è una cosa seria e noi cerchiamo di raccogliere finanziamenti per aiutare nostra figlia con le nostre forze. Così ci è venuta in mente questa iniziativa della maratona. Siamo sempre stati sportivi, quindi lidea ci è sembrata buona».
Il contatto è Louise Smith, canadese, lei pure maratoneta, lei pure con una figlia di nome Rebecca affetta da Sma. Quando si dice il destino. Elena e Luca la trovano, si parlano e capiscono allistante che posso aiutarsi a vicenda. In Canada lassociazione messa in piedi dalla Smith in due anni tra maratone organizzate, magliette vendute, donazioni ha raccolto ben 710mila dollari: tutti devoluti in ricerca, quindi sono avanti, hanno esperienza. Ma a Milano i ricercatori del Besta hanno da poco iniziato la sperimentazione di una proteina che potrebbe curare questa degenerazione muscolare. Così Elena, Luca e Luise «si tengono in contatto» e Smarathon comincia a prendere corpo.
Oggi ci siamo: cè latto costitutivo, cè lo statuto cè la voglia di cominciare con un gruppo di amici che cominceranno da Milano, dalla Milano city Marathon, a correre per aiutare Rebecca e i bimbi che hanno il suo problema. Una piccola squadra, tutta italiana per ora, che si spera diventi sempre più numerosa. «Io un po meno - racconta Elena - ma mio marito ha sempre avuto la passione per le maratone. Con il baby jogger ha già fatto correre anche Rebecca alla Stramilano. Cercheremo di creare un circuito di gare podistiche che potrebbe chiamarsi Smarathon tour dove far partecipare atleti e famiglie che possano dare un contributo». Luca partirà da piazza Castello con Cristian che arriva da Salerno e con altri amici che li seguiranno da Rimini.
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