nostro inviato a Capri (Napoli)
«Ci risiamo, lo scontro interno alla maggioranza si è riaperto con violenza e una nuova ondata di fango lambisce la credibilità del governo e delle istituzioni». La «paralisi che colpisce il Paese avanza». Lazione del governo è «assente» e occorre ritrovare «senso della dignità». Gli imprenditori e gli addetti al settore che ieri si trovavano a Capri si aspettavano, al massimo, un richiamo forte alle riforme, un nuovo no a elezioni anticipate e lelenco della spesa per i prossimi tre anni di legislatura. Linvito erga omnes a superare le divisioni della politica effettivamente cè stato, così come qualche critica alle opposizioni e le lodi nei confronti di «alcuni ministri», ma a marcare lintervento di Emma Marcegaglia al venticinquesimo convegno di Confindustria giovani è stato lattacco al governo.
Un richiamo netto, molto più politico rispetto allintervento del giorno prima pronunciato dalla presidente dei giovani industriali Federica Guidi. Dai toni molto più gravi, anche rispetto a quello di Paolo Scaroni, amministratore delegato di Eni, ieri particolarmente ottimista. Più simile, semmai, al jaccuse di Antonio DAmato, ex leader di Confindustria che già venerdì aveva preso le distanze in modo plateale dal governo e dal premier. Chiaro il riferimento alla vicenda Berlusconi-Ruby quando Marcegaglia ha sostenuto la necessità di «ritrovare il senso delle istituzioni e il senso della dignità».
E lallarme per «lazione del governo che non cè» in un momento «molto difficile per leconomia». «Lassenza del rispetto delle istituzioni - ha denunciato la presidente di Confindustria - danneggia il Paese nella sua immagine internazionale. Non mancano ministri che continuano a fare bene il loro mestiere, nel milleproroghe sono in arrivo alcune iniziative importanti, ma la verità è che la paralisi che colpisce il Paese avanza». Cè «uno smarrimento molto forte, cresce la mancanza di fiducia. Così il Paese non va avanti, dobbiamo cambiare profondamente. Spetta alla politica farlo, ma bisogna recuperare il senso dellunità, della serietà, della capacità di lavoro e, permettetemi - ha ribadito - il senso della dignità, senza il quale non possiamo fare niente».
Le conclusioni di questa analisi non sono le elezioni anticipate, che Marcegaglia continua a non volere. Ma nemmeno un governo che si impegni per cambiare le regole del voto: «Non ci interessano alchimie partitiche che discutano per mesi di legge elettorale». Limprenditrice in realtà non indica una via di uscita politica e preferisce virare sulle cose che questo governo, quello guidato da Berlusconi, potrebbe ancora fare nel «medio periodo». Tra queste, il finanziamento della riforma delluniversità, il decreto sviluppo e anche una proroga della moratoria dei debiti delle aziende con le banche, che scade a fine anno. Ne hanno usufruito 200mila aziende e ora serve un altro accordo banche-imprese-governo per rinnovarlo.
I tentativi di ridimensionare la portata politica del discorso ai giovani industriali, non sono bastati al ministro del Lavoro Maurizio Sacconi: «Sette inchieste in venti giorni attorno al premier - ha sottolineato - costituiscono di per sé una dimensione che non può non far pensare a un accanimento organizzato o quantomeno convergente di tutti quei settori economici, politici e istituzionali che non hanno mai accettato lesito del voto popolare. Tutto si può forse dire tranne che il governo sia paralizzato». Meno severi con Marcegaglia il ministro agli Affari regionali Raffaele Fitto (ospite e relatore al convegno di Capri) e il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri. Ma i consensi maggiori, Marcegaglia li ha trovati tra i finiani. Scontato il plauso del «falco» Fli, Italo Bocchino, un po meno quello di Adolfo Urso, che è esponente del governo (viceministro con delega al Commercio estero), ma sostiene che la presidente di Confindustria «ha pienamente ragione: così non si può andare avanti».
Lapprodo politico del convegno di Capri non era scontato. La seconda giornata del tradizionale appuntamento di Confindustria si era aperta con lintervento dellad di Eni Paolo Scaroni. In sintonia con Sergio Marchionne nel condannare i difetti del sistema Italia come lelevato tasso di assenteismo, ma più ottimista rispetto allamministratore della Fiat.
«Considero litalianità, un grande valore». E il riferimento è alle capacità dei lavoratori del Belpaese «di mettere insieme intelligenza e manualità».
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