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La Marcegaglia: "Servono 2,5 miliardi. Entro un mese"

Dal palco del convegno del Centro studi di Confindustria a Parma, la presidente, Emma Marcegaglia, è precisa e esigente. Ma guarda avanti: «Noi siamo la parte più ottimista del Paese ma chiediamo delle cose, chiare, forti e semplici. Basta «promesse generiche», ora la sfida delle riforme è «l’ultima, senza appello»

Servono decisioni «chiare e serie da prendere velocemente». I dati «ci dicono che il Paese sta declinando», ma si può «girare pagina». Per far questo occorre però «lavorare insieme: possiamo tornare a crescere ma non possiamo essere lasciati soli. Servono decisioni chiare e serie da prendere velocemente». Poi un elenco di numeri, scadenze, percentuali. Dal palco del convegno del Centro studi di Confindustria a Parma, la presidente, Emma Marcegaglia, è precisa e esigente. Ma guarda avanti: «Noi siamo la parte più ottimista del Paese ma chiediamo delle cose, chiare, forti e semplici. Basta «promesse generiche», ora la sfida delle riforme è «l’ultima, senza appello». Si rivolge a Silvio Berlusconi con il «tu»: «Ti prego, presidente», ripete molte volte, guardandolo, in un discorso che è rivolto alla platea ma anche e soprattutto a lui, al premier.
Per uscire dalla crisi economica, sono necessari «impegni precisi con tempi precisi». Le richieste: 2,5 miliardi per ricerca e infrastrutture entro un mese («Sarebbe bello se alla nostra assemblea di maggio tu venissi per dire: sì, ho stanziato questi soldi», dice Marcegaglia al premier). E poi taglio entro il 2010 della spesa improduttiva pari «all’1% del Pil in tre anni», riduzione, non fra tre anni, ma prima, dell’Irap, delle tasse per chi «tiene in piedi il Paese»: imprese e lavoratori.
L’obbiettivo, annuncia Marcegaglia dal forum di Parma, è far crescere il prodotto interno lordo «del 2% all’anno per tre anni», equivalente a «50 miliardi di euro in più di ricchezza e a 700mila nuovi posti di lavoro in più. In realtà abbiamo smesso di crescere da dieci anni. È venuto il momento di cambiare».
Un traguardo «importante», che si può raggiungere, insiste il presidente di Confindustria, solo con il via alle riforme «non fatte» per legislature e legislature: «Sono fiduciosa che questa volta il governo, con l’aiuto dell’opposizione, e quello degli imprenditori, riuscirà a fare le riforme».
Per quella fiscale non si può aspettare tre anni: «C’è un’enorme evasione fiscale e chi paga le tasse ne paga una quantità insostenibile. Fare la riforma nel triennio è importante e noi collaboriamo, ma non possiamo aspettare tre anni. Vogliamo vedere qualcosa subito». Il primo passo, il taglio dell’Irap.
A questo bisogna pensare, a leggi moderne di riordino dei settori cardine dello Stato, insiste la numero uno degli industriali d’Italia, e non importa se la lega Nord viene criticata perché «fa troppo»: «Noi vogliamo che la Lega, il governo, facciano sul serio». Sul federalismo fiscale, ad esempio. Il meccanismo della «responsabilizzazione» dovrà prevedere davvero «premi e punizioni»: «I presidenti di Regione che non saranno in grado di applicare i costi standard devono andare a casa e non essere più rieletti». Ci vuole però la collaborazione delle banche, altrimenti «andiamo tutti a fondo». Quindi, rivolta al premier: «Ti prego di fare qualcosa, ti chiediamo un impegno importante a favore dell’industria».
Insomma, «non vogliamo essere lasciati soli», ripete Emma Marcegaglia.

Gli industriali sosterranno il governo: ad esempio nel «fronteggiare le resistenze che ci saranno» sulla proposta di legge del «bravo ministro Calderoli» per tagliare «gli enti inutili».
E guardando Berlusconi: «Per favore presidente, questa legge tiratela fuori».
EFo

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