I vini delle Marche ti sorprendono e non sai perché, sono vincenti eppure in pochi ne scrivono. Hanno il pregio della discrezione: in questo somigliano alla gente del posto, ma pure alla campagna che li origina, con le colline morbide e poco sfavillanti, i borghi isolati e quei silenzi altrove inimmaginabili. Per scoprire la quintessenza enologica di questa regione, vera e propria cerniera tra il nord e il sud del Paese, fatti un giro nella provincia di Ancona: lungo la valle dell'Esino se preferisci un bianco fuori dal coro - il Verdicchio dei Castelli di Jesi - e intorno al promontorio del Conero se ami i rossi gagliardi che sfidano il tempo - il Rosso Conero o Conero docg, prodotto col montepulciano.
Per i primi non sarà facile scegliere, vista la natura del verdicchio, vitigno plastico, sensibile alle differenti inclinazioni del terroir d'origine e alla mano di chi lo governa. Ti faranno godere le selezioni di Bucci, 0731.789129, sito villabucci.com; di Coroncino, 0731. 779494, coroncino@libero.it; di Natalino Crognaletti, 0731.89656, az-crognaletti@libero.it; di Vallerosa Bonci, 0731.789129, www.vallerosa-bonci.com. Ma non dimentico l'affidabilità di Gioacchino Garofoli, Santa Barbara, della Tenuta di Tavignano, di Sartarelli, di Angelo Accadia, Maurizio Marconi e Casalfarneto, dei giganti Terre Cortesi Moncaro e Monte Schiavo.
Il rifugio dei rossisti, come detto, si trova all'ombra del monte Conero, a pochi chilometri dalla costa adriatica e a due passi dalla città di Ancona. Da non perdere il Conero Riserva Grosso Agontano 2004 di Garofoli, 071.
Le Marche di verdicchio in verdicchio
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