Il marchio di qualità secondo «Repubblica»: il bacio di Michelle

Carissimo Granzotto, pregherei lei, sempre così gentile, di tenere aggiornati i lettori come me, non disposti a comprare «La Repubblica» per nessuna ragione al mondo, sugli ultimi convulsi spasmi del «caso Papi» e del «casino delle dieci domande» che dovevano far saltare in aria palazzo Chigi e il suo inquilino come una polveriera. La domanda: è sopraggiunto il «rigor mortis» o siamo ancora in camera di rianimazione?

Macché, caro Colombo: l’offensiva continua gagliarda, più bella e più forte che prima. I repubblicones mica sono tipi che mollano l’osso addentato, ormai fanno quattro o cinque mesi, da quel principe dei guardoni, da quel titano dell’inquiry journalism (come quei gagà di Largo Fochetti chiamano il giornalismo d’inchiesta) comparto keyhole, buco della serratura e ripartizione sheets&panties, lenzuola e mutande. Giusto domenica scorsa hanno tirato fuori la prova («pistola fumante», in gergo) che smentirebbe la leggenda metropolitana del successo politico e personale di Silvio Berlusconi. O, se vogliamo dirla meglio, la prova provata del disprezzo nutrito dal consesso internazionale nei confronti di uno, Papi, che se la fa con le signorine, colpa fra le più gravi a giudizio dei repubblicones, notoriamente di costumi monastici. Sappia dunque, caro Colombo, che l’atteggiamento amichevole, le pacche sulle spalle, quel tanto di complicità che dall’Aquila in poi traspare nei rapporti fra Berlusconi e i grandi della terra, in primis Superobama, bè, è tutto fumo. È realtà virtuale, roba mistificata, messa su con la computergrafica. E lo sa perché? No? Glie lo dico subito: perché, come gongola «Repubblica», il Berlusca è «in fondo alla lista dei baci di Michelle». Capito che roba? Se promette di mantenersi calmo, le riporto tutto il titolame: «Da Michelle solo una stretta di mano - quando il Cavaliere esporta imbarazzo». E sotto: «Lady Obama gli nega il bacio. I media stranieri ne fanno un caso». I media stranieri si riducono, per la verità, al solo «Daily Telegraph» che rivelava, con gran giubilo dei repubblicones, come alla cena di gala del G20 di Pittsburgh Lady Obama baciò sì Gordon Brown, baciò Angela Merkel e financo Dmitri Medvedev, ma non Silvio Berlusconi (e nemmeno gli altri sedici capi di Stato o di governo presenti al convivio, se è per questo). Ecco come sono ridotti a Largo Fochetti: a proclamare che il bacio di Michelle Obama rappresenta una sorta di giudizio universale, o, se vogliamo tenere un basso profilo, una sentenza della Corte di cassazione, inappellabile. Quando si posano sulle gote del fortunato le turgide labbra della First Lady vi stampano, questo sostengono i repubblicones, un marchio di qualità, senza il quale si è out, si è fuori, si è nessuno. Mi dica lei, caro Colombo, che ragionamento del piffero è mai questo e se non prova pena per chi s’è trovato costretto ad abborracciarlo. Fanno vent’anni che l’antiberlusconismo invasato le prova tutte per eliminare dalla scena politica il Cavaliere e visto che invece è sempre lì, più vispo che mai, capisco che agli antiberlusconiani in servizio permanente effettivo stiano per saltare i nervi. Però non mi sarei aspettato, anche in persone in preda a mania ossessiva, che andasse loro così brutalmente il cervello in pappa. Perché solo se in pappa un cervello può architettare bischerate come quella di assumere gli sbaciucchiamenti di Michelle Obama a misura di tutte le cose.

E meno male che quei maniaci sessuali, quei voyeur impenitenti si sono fermati al bacio, se intende cosa voglio dire, caro Colombo.

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