Marchionne alza gli obiettivi ma non accontenta la Borsa

nostro inviato a Maranello
La Fiat chiude il terzo trimestre con risultati record, raddoppia l'utile dei primi 9 mesi rispetto all'anno scorso e rivede al rialzo gli obiettivi per la fine dell'anno. L'artefice di tanta abbondanza, l'ad Sergio Marchionne, allunga la sua serie, con il «quarter» che definisce il migliore di tutti i precedenti 436 periodi trimestrali dei 109 anni di storia del gruppo Fiat. Compresi quelli nei quali il perimetro consolidato arrivava a comprendere intere province assicurative e bancarie che oggi non ci sono più.
Per Marchionne sono risultati «straordinari» specie se si considera sia la debolezza globale del mercato auto, sia quella del dollaro, che si è mangiato un terzo della redditività negli Usa. E il caso (o la proverbiale buona sorte del presidente Luca Cordero di Montezemolo) ha voluto che il consiglio di amministrazione chiamato ad approvare questi conti fosse convocato già da luglio, per la prima volta, non a Torino. Ma qui a Maranello, nella «sala gialla» del quartier generale della Ferrari. Fresca del rocambolesco titolo iridato di Formula Uno. Un trionfo per i quattordici consiglieri (mancava solo Roland Berger), che dopo il consiglio hanno visitato la fabbrica-modello. Non a caso Montezemolo ha detto loro che la Ferrari ha vinto sette titoli in venti anni, continuando a migliorarsi. E la Fiat è uguale: non si siederà sugli allori.
Ma i numeri non sono bastati a convincere fino in fondo il mercato. Ormai talmente esigente da aver addirittura penalizzato il titolo con un tonfo del 4,1% a 22,04 euro e scambi pari a quasi l’8% del capitale.
In sintesi, il cda ha approvato la trimestrale con ricavi in crescita del 17,4% a 13,9 miliardi, un risultato della gestione ordinaria a 745 milioni e un utile netto di 454 milioni. Tutti numeri al di sopra delle attese del mercato (il margine di gestione era stimato a 650 milioni). Così, nei primi nove mesi, il gruppo registra un utile netto di 1.457 milioni, il doppio del 2006, su un fatturato di 42,7 miliardi (+12,5%). Mentre per la fine d'anno Marchionne ha rialzato i target della gestione ordinaria da 2,7 a 2,9-3 miliardi; l'utile netto da 1,6-1,8 a 1,8-1,9 miliardi; l'utile per azione da 1,25-1,40 a 1,40-1,50; con l'indebitamento in calo da 600 a 500 milioni.
Per l'undicesimo trimestre consecutivo tutti i settori del gruppo sono risultati in crescita. Con particolare riferimento ai casi di Cnh (la società che produce macchine movimento terra che a causa della debolezza del dollaro ha visto andare in fumo un terzo del suo trading profit) e di Iveco (camion), al cui riposizionamento strategico l’ad Marchionne ha tenuto molto. Ed ora ne raccoglie i frutti.
Gli analisti e gli investitori più incontentabili puntavano a una revisione dell'utile più verso i 2 miliardi, e pure a una revisione dei target 2008, confermati invece dalla società. Così come è stato confermato l'intero impianto del piano al 2010. Di qui la fredda accoglienza della Borsa. Anche se non va dimenticato il rally del titolo degli ultimi giorni, fino a vedere quota 24 euro, che rende comprensibili le «prese di beneficio». Le possibili insidie si annidano semmai nell'immediato futuro, in un 2008 che non prevede per Fiat significativi nuovi modelli, a fronte dell'aggressività annunciata dai concorrenti nei segmenti di Panda, Punto e Bravo. Forse per questo gli obiettivi 2008 sono rimasti fermi.
Anche se Marchionne, ai cronisti dopo il cda, ha negato difficoltà per il 2008: «Non sarà un anno difficile». E a - in privato - chi gliene chiede conto, parla di un metodo diverso da quello della rincorsa dei target, di un «concetto calvinista» che consiste nel promettere ciò che è sicuro, per poi fare di più. Una strada che porta sia i risultati, sia la credibilità, ripete ai suoi l'ad del Lingotto. Daranno comunque i loro frutti le molte alleanze chiuse in tutto il mondo. A cui altre ne seguiranno.

E se Marchionne non si sbilancia affatto su Mercedes o Bmw («parliamo con tutti» ha detto ieri), è però vero che pensa di sviluppare una vettura di segmento «E» con criteri che possono essere sostenibili anche attraverso l'utilizzo di piattaforme di altri.

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