Nulla a che vedere con le vicende Fiat, sia ben inteso, ma un affare strettamente personale come il lifting ai terreni che circondano la villa del top manager del Lingotto a Blonay, nel cantone di Vaud. Il sindacato elvetico Unia ha infatti accusato Marchionne di aver pagato i giardinieri paesaggisti italiani ingaggiati per i lavori un terzo del salario normale. «Un caso di dumping salariale - precisa lUnia - scoperto a seguito di un controllo». Un «incidente» analogo era accaduto lo scorso anno a Michael Schumacher per alcuni lavori eseguiti nella sua lussuosa dimora, sempre nel cantone di Vaud. Nel caso dellamministratore delegato della Fiat, noto in Svizzera per aver guidato la Sgs, società leader mondiale nelle ispezioni e certificazioni di cui è diventato presidente, lUnia afferma che «pagando i lavoratori tra i 1.100 e 1.200 euro, circa 7 franchi lora, Marchionne ha economizzato circa 30mila franchi», quasi 20mila euro. Il sindacato ha richiesto a Marchionne e alla società italiana che impiegava i giardinieri di regolarizzare la situazione entro il 31 luglio, ma «i giardinieri italiani sono rientrati a Como senza essere stati pagati correttamente».
La segreteria dellUnia ha fatto sapere che il sindacato chiederà alle autorità di prendere seri provvedimenti per violazione della legislazione del lavoro. In caso di infrazione lazienda comasca rischia una multa o anche il divieto di lavorare in Svizzera. Ma la vera notizia allinterno della vicenda è come lo stakanovista top manager della Fiat, che divide il suo tempo fra Torino, gli uffici del Lingotto sparsi nel pianeta e incontri con analisti e banche daffari, trovi anche il tempo per discutere con limpresa il progetto della messa a punto dei terreni con tutti gli annessi e connessi. In serata il mistero è stato chiarito da Olivier Merkt, legale di Marchionne: i lavori sono stati eseguiti dalla società incaricata «in modo appropriato in piena conformità con le disposizioni del trattato bilaterale tra Svizzera e Ue» e «la società italiana in questione, prima dellinizio dei lavori, ha opportunamente notificato alle autorità competenti che avrebbe svolto attività in Svizzera». «I dipendenti - prosegue la nota - sono stati pagati il loro salario normale, secondo lo standard italiano con limpegno che la società avrebbe portato il salario ai livelli minimi richiesti dalla legislazione svizzera. Sergio Marchionne ha quindi pienamente rispettato i suoi obblighi, in quanto non è mai stato direttamente responsabile per il pagamento dei salari dei lavoratori italiani impegnati in Svizzera».
Pierluigi Bonora
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