Economia

Marchionne: "Fiat non vive alle spalle dello Stato Il cuore resterà a Torino, ma la testa in più posti"

L'ad Fiat in audizione in Parlamento risponde agli attacchi: "Non viviamo alle spalle dello Stato e non vogliamo abbandonare il Paese". Poi si è detto pronto a aumentare i salari, portando l'utilizzo degli impianti dal 40% di adesso all'80%. E stavolta preferisce la giacca al maglione

Marchionne: "Fiat non vive alle spalle dello Stato 
Il cuore resterà a Torino, ma la testa in più posti"

Roma - Si è presentato alla Camera dei Deputati in giacca e cravatta e non in maglione, Sergio Marchionne. Davanti alla Commisione industria l'ad Fiat ha ribadito che l'azienda non ha intenzione di delocalizzare all'estero: "Nessuno può accusare la Fiat, guardandola negli occhi, di comportamenti scorretti, di vivere alle spalle dello Stato o di voler abbandonare il Paese", ha detto Marchionne.

Investimenti e competitività L'ad ha aperto il suo discorso sostenendo che sull'affare Fiat finora si è sentita molta politica e "poca aderenza ai fatti" e che la multinazionale ha progetti ambiziosi che partono proprio dall'Italia, confermando il piano industriale che prevede investimenti per 20 miliardi di euro. Per mantenere questa promessa, sempre secondo Marchionne, è necessario garantire la competitività, che adesso per L'Italia rappresenta "un grave handicap. È una minacciaperchè erode la crescita di redditi e salari, limitando la domanda interna e impedendo al paese di sfruttare la domanda esterna».

Aumentare i salari Nei progetti della Fiat c'è anche quello di migliorare l'utilizzo degli impianti e di portarli all'80%, rispetto all'attuale 40%. Se si realizzasse questo obiettivo, l'azienda riuscirebbe ad "aumentare i salari portandoli ai livelli della Germania" e si potrebbe arrivare anche alla partecipazione dei lavoratori agli utili d’azienda". Già per il 2014 la multinazionale prevede un fatturato di "64 miliardi di euro" - quasi il doppio di quello dell'anno scorso - e di "100 miliardi di euro con Chrysler". 

Marchionne ha inoltre affrontato le critiche che sull'accordo con Chrysler: "Non è solo vero che la Fiat abbia salvato Chrysler, è vero anche il contrario". L’alleanza è determinante per il futuro dell'azienda perché "le ha consentito di diventare un produttore completo, ampliando gamma in un modo che la Fiat da sola non avrebbe potuto fare". La scelta sulla sede legale della multinazionale, però, "non è stata ancora presa, ma sarà condizionata da alcuni elementi di fondo: il grado di accesso ai mercati finanziari e un ambiente favorevole allo sviluppo del settore manifatturiero e quindi anche con il progetto Fabbrica Italia". Ma Marchionne assicura: Il cuore è e resterà in Italia" anche se "la nostra sede sarà in più posti; sedi operative diverse in diversi posti. Sarà a Torino per gestire l’area europea ma anche a Detroit e in Brasile e, in futuro, una in Asia. Non c’è assolutamente nulla di strano in questo: non si tratta di rinnegare le nostre radici ma anzi di proteggerle, di garantire al passato il futuro".

Nuovi prodotti A partire dalla seconda metà dell’anno saranno inoltre lanciati altri sette modelli, tra cui la nuova Panda che sarà prodotta a Pomigliano. Una scelta "non basata su principi economici, non è la scelta ottimale. Sarebbe stato più conveniente lasciarla in
Polonia. Ma, ha sottolineato, "l’alternativa per le 6.000 persone che lavorano in questo impianto non sarebbe stata piacevole".

Entro l'anno sarà prodotta anche una versione della Fiat 500 completamente elettrica, destinata al mercato americano.

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